Chieti, con ‘Il mio migliore Amico’ cani e soggetti vulnerabili sono al centro di un inedito progetto inclusivo
L’Amministrazione e i partner: “A Chieti si sperimenta un contatto unico che giova a persone e animali”
Chieti. Si chiama “Il mio migliore Amico” la speciale e inedita sperimentazione che unisce il Comune di Chieti, Assessorato alla Tutela del mondo animale, all’associazione di promozione sociale “La Cura del Tempo” e all’associazione ASADA Onlus che hanno condotto le attività. Il progetto è finalizzato alla promozione e svolgimento di attività volte alla partecipazione attiva alla vita sociale e culturale della comunità di persone con patologie neurodegenerative, mediante attività di tipo occupazionale all’interno del Canile Rifugio “Achille Bonincontro” gestito dai volontari di Asada. I dettagli del progetto sono stati illustrati dal sindaco dall’assessore alla Tutela del mondo animale, Fabio Stella e dai rappresentanti delle associazioni coinvolte.
“Il Comune di Chieti si è dimostrato un ponte necessario per l’incontro tra le due realtà associative, mediante il personale impegno dell’Assessore Fabio Stella – così il sindaco Diego Ferrara – che ha fatto da ponte fra queste associazioni, aprendo le porte del canile anche a questa sensibile e bellissima sperimentazione che ci vede primi in Abruzzo ad aver coniugato queste realtà che quotidianamente danno supporto alla nostra comunità”.
“Il supporto delle associazioni è fondamentale per diversificare i servizi e garantirne la costante efficienza, soprattutto per quanta riguarda persone in stato di fragilità – così Fabio Stella – Per noi è una grande soddisfazione fare rete con realtà virtuose che svolgono servizi di prima utilità per il bene comune di tutta la collettività e farlo attraverso il nostro canile che è già destinatario di progetti di interazione e inclusione con altri soggetti e associazioni cittadine e del territorio. Quello con La cura del tempo e questi speciali pazienti è del tutto nuova: è importante, perché fa bene a tutte le parti direttamente coinvolte, cioè i pazienti che hanno carenze cognitive o demenze, gli animali ospiti del canile che godono di questo speciale e unico contatto e, indirettamente, anche i caregiver che lasciano i propri cari in ottime mani”.
“L’obiettivo è quello di costruire e mettere in atto un programma di cooperazione fra associazioni impegnate nel welfare solidale e socio-sanitario, volta a creare occasioni di socialità rivolte a soggetti in particolari condizioni di fragilità neurocognitiva – afferma Dario Maggipinto, presidente dell’associazione La Cura del Tempo – Per noi è bello e importante realizzare e portare avanti questo progetto, perché mediante le attività proposte, viene offerto alle persone con patologie neurodegenerative un’opportunità di socializzazione, stimolazione cognitiva e affettiva, attraverso attività specifiche di terapia occupazionale basate sul legame che si instaura con i cani e con l’accudimento fornito, e ricevuto, e con i volontari di entrambe le associazioni”.
“La pandemia ha creato terreno fertile per l’isolamento sociale delle persone, specialmente negli anziani e nelle persone con patologie più gravi come quelle neurodegenerative – sostiene Lisa Maccarone, psicologa ed esperta in Neuropsicologia, responsabile del progetto per l’associazione La Cura del Tempo – Il progetto si propone di riportare queste persone alla socializzazione e a un senso di utilità, venuta meno a causa della pandemia stessa con una serie di nove incontri. La stimolazione cognitiva, diviene pertanto uno strumento utile per mantenere il cervello in allenamento, sia nelle persone con patologie neurodegenerative, sia nelle persone che hanno sperimentato un periodo di deprivazione cognitiva, sensoriale ed emotiva, com’è accaduto negli ultimi anni”.
“La collaborazione nata con l’associazione ‘La Cura del Tempo’ rappresenta un ulteriore passo nel percorso di crescita che Asada porta avanti per la promozione e la salvaguardia dei diritti degli animali e aprendosi al contempo all’inclusione sociale di persone che vivono situazioni di particolare difficoltà – conclude Margara Romano dell’associazione – Di progetti ne facciamo tanti, con le scuole e con i detenuti che fanno anche un’attività riabilitativa e, ogni volta, chi viene in contatto con il canile e gli animali, resta entusiasta. Il nostro compito non è solo ospitare, ma anche riabilitare gli animali nella struttura, perché possano essere adottati e ad oggi è una delle principali attività. Oggi nella struttura ci sono circa 200 cani, tantissimi vanno in adozione, c’è un ricambio continuo, per il progetto abbiamo lavorato su cani che sembravano impegnativi ma che in questo contesto si sono comportati egregiamente, usufruendo di cure eccezionali e nell’essere accarezzati e spazzolati e coccolati da queste persone traevano un benessere importante”.
“Si tratta di un incontro fra ultimi e ultimi che giova agli stessi animali – così il presidente di Asada, Danilo Ciancaglini – specie i meno socializzati hanno avuto la possibilità di essere curati ancora di più attraverso un tempo maggiore e l’incontro con chi vive queste particolari patologie”.