Chieti, il Consiglio Comunale boccia la delibera sulla riclassificazione delle scarpate
Sindaco e Amministrazione su bocciatura della riclassificazione scarpate: “Siamo stati sempre contrari al via libera a nuovi spazi per l’impianto, l’autorizzazione della Regione con il nostro parere contrario è l’ennesima ipoteca sul nostro ambiente”
Chieti. Nuovo no unanime dal Consiglio comunale alla delibera per l’Approvazione della corretta trasposizione delle scarpate morfologiche e apposizione delle fasce di rispetto ex Art.20 e Allegato F delle NTA del PAI, in località Casoni, adiacenti l’impianto TMB DECO. Il provvedimento è stato nuovamente bocciato, al fine di scongiurare il possibile ampliamento della piattaforma di Trattamento Meccanico Biologico (TMB) dei rifiuti in Contrada Casoni.
“La posizione dell’Amministrazione comunale sull’argomento è chiara e netta da sempre – così il sindaco Diego Ferrara a fine votazione – . Abbiamo già detto un no convinto alla riclassificazione della scarpata a suo tempo e proprio in quest’aula, per evitare che dietro questo atto si nascondesse il tentativo di ampliare il piazzale che per accogliere lo stoccaggio di ecoballe. Tuttavia la Regione Abruzzo, nonostante il parere negativo del Comune di Chieti, ha comunque autorizzato la realizzazione dell’impianto, aggiungendo un ulteriore peso ambientale a una zona già compromessa sul fronte del trattamento dei rifiuti. Avevamo detto no, e abbiamo ribadito tale contrarietà sia in Commissione e sia in Consiglio, perché l’impianto di stoccaggio di ecoballe che così potrebbe nascere nei pressi di quello di Tmb esistente non è né indifferibile, né di pubblica utilità, come invece asserisce la Regione nell’autorizzarlo: è l’ennesima ipoteca che si mette sul nostro territorio che non può continuare ad essere la pattumiera d’Abruzzo. In breve posso confermare una contrarietà trasversale su una questione annosa, ma su cui chi amministra oggi non ha tentennato. Agevolare l’impianto significa sacrificare il territorio a un altro detrattore ambientale e condannare i residenti a subire ulteriori costi ambientali. L’autorizzazione concessa dalla Regione, che decide ignorando quanto espresso dalla massima assise cittadina, è un metodo che non ci piace e che nuoce al nostro ambiente. Siamo di fronte a una scelta fra il bene comune e altro, e noi abbiamo scelto il bene comune”.