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Confartigianato Abruzzo: ‘Sul centro commerciale Mirò serve ancora una riflessione’

Pescara. “Il progetto Mirò o Megalò 2 che dir si voglia è dannoso e inopportuno per le sue conseguenze ambientali urbanistiche e anche per le ripercussioni sul tessuto commerciale sul territorio della Val Pescara” lo ribadisce il presidente Confartigianato Abruzzo, Giancarlo Di Blasio, che chiede sul tema “una riflessione complessiva ora che è previsto un ampliamento con addirittura il raddoppio del centro commerciale”.

C’è la necessità di rivalutare le scelte anche sulla base dei cambiamenti sociali ed economici che si sono succeduti nel corso del tempo ed è un obbligo dal quale non è più possibile sottrarsi “Quando si accede al Megalò, si vedono degli ingressi sbarrati da paratie idrauliche. È’ evidente che negli anni è stato costruito un centro commerciale dentro le anse fluviali del fiume Pescara. Dal mio punto di vista, un caso emblematico di sfruttamento del suolo. Qualche anno fa si pronunciò il genio civile con un’ordinanza che constatava l’elevato rischio idraulico dell’area. Si continua ad autorizzare la costruzione di mega centri commerciali in una regione che vantaggi la più alta densità a livello nazionale insieme al Piemonte. (434 m quadri ogni 1000 abitanti, secondo lo studio Reag-Real estate advisory Group). La proliferazione degli ipermercati a cui si sono aggiunti la logistica e il commercio online, ha portato ad una desertificazione commerciale dei piccoli centri ma anche delle medie città”.

Ed è l’aspetto che sottolinea anche Fabio Di Venanzio, titolare di una storia attività commerciale a Scafa nella Val Pescara, giunta alla terza generazione, una “bottega” con quasi 100 anni di presenza sul territorio. “Gli ultimi report parlano di un’emorragia di attività di commercio al dettaglio con sede fissa di circa il 28% in 10 anni. – rileva Di Venanzio – Gli istituti di ricerca ci dicono che per ogni nuovo occupato nella logistica, nel commercio online e nei centri commerciali ne spariscono quattro o cinque nei negozi di dettaglio. Dati che meritano una riflessione pubblica e un grido d’allarme anche per la classe politica. Per i piccoli negozi la situazione è ancora più complessa poiché molti commercianti di quartiere si trovano schiacciati dalla necessità di competere con la grande distribuzione sempre aperta. – afferma infine Di Venanzio – Stiamo parlando di piccoli imprenditori e nel corso di anni a volte decenni hanno garantito una presenza stabile nei centri urbani, offrendo servizi anche di valenza sociale oltreché commerciale, investendo sull’assunzione di personale stabile e spesso acquistando gli immobili delle loro attività oppure contribuendo alla locazione stabile con contratti di affitto che vanno avanti regolarmente da molti anni”.

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