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Chieti

Stabilimenti Stellantis, interviene la Chiesa diocesana di Chieti – Vasto

Chieti. La Chiesa diocesana di Chieti – Vasto, attraverso l’Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro, intende porre l’attenzione su quanto le cronache nazionali hanno riportato sul futuro degli stabilimenti Stellantis, in particolare quelli sul territorio abruzzese.

“La Chiesa, esperta in umanità secondo l’insegnamento di San Paolo VI, è chiamata ad esercitare un ruolo – si legge in una nota – e questo intende fare con determinazione, credendo fortemente che non deve sostituirsi a chi invece è chiamato ad operare le scelte e a chi deve accompagnarle anche con il necessario sostegno della politica ad ogni livello. Tuttavia, non va taciuto che è necessario contrastare quelle decisioni che, direttamente o indirettamente, possano compromettere i livelli occupazionali e, quindi, il benessere della nostra comunità.

Difatti, la dottrina sociale della Chiesa mette al centro di ogni attenzione la persona e riconosce la dignità del lavoro come condizione per lo sviluppo e il progresso umano.

Le scelte che tendano a privilegiare il profitto rispetto al valore delle lavoratrici e dei lavoratori vanno certamente condannate. La ricchezza, come dice Papa Francesco, richiede responsabilità e, come anche la Costituzione Italiana ci ricorda, va messa a servizio dello sviluppo sociale e del bene comune. Inoltre, mentre tutti prendiamo atto della transizione che attraversa la nostra epoca costringendo a ripensare modelli, scelte, impostazioni e obiettivi, non è ammissibile che l’impresa possa pensare di generare ricchezza senza generare lavoro o agire impoverendo intere aree della nostra Regione e, in modo particolare, alcuni territori tra i più produttivi della nostra diocesi.

Sentiamo urgente la necessità di richiamare tutti gli attori di questa partita decisiva per il nostro futuro ad agire in modo corale mirando all’unico fondamentale obiettivo della garanzia del lavoro, e del lavoro dignitoso, superando definitivamente situazioni di incertezze e di precarietà e combattendo la cultura dello scarto che, come dice Papa Francesco, “si è insinuata nelle pieghe dei rapporti economici”. Allo stesso modo, non appare praticabile la strada che si avvia verso uno sviluppo economico costruito dimenticando la possibilità di dare un futuro certo anche alle giovani generazioni, che invece, dovrebbero essere stimolate a restare nella regione dove sono nate, anche per costruire nuove famiglie. Occorrono, quindi, nuove politiche di ampio respiro capaci di guardare non al prossimo anno, ma ai decenni che verranno.

Siamo chiamati a farci voce, come ci insegna il Concilio, delle sofferenze e delle preoccupazioni delle lavoratrici e dei lavoratori innanzitutto con lo strumento dell’ascolto e, poi, con l’accompagnamento verso scelte che siano davvero giuste per la nostra terra. Affidiamo tutti e tutto nella preghiera”.

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