L’Aquila. “La scorsa notte un cavallo incustodito, che insieme ad altri pascolava indisturbato nella mia proprietà, mentre mi avvicinavo alla mia auto per salire a bordo dopo aver finito di lavorare, quando si è accorto della mia presenza ha reagito scalciando colpendomi con forza e ferendomi sul viso.
Sono stato fortunato, perché sono adulto e perché il colpo ha mancato di pochissimo un’area della testa dove avrebbe potuto uccidermi. Se il calcio avesse colpito qualche centimetro più in alto, o al mio posto ci fosse stato un bambino, staremmo raccontando un’altra storia. Ma poiché l’abbandono di bestiame e il pascolo incontrollato di animali lasciati incustoditi dagli allevatori è da tempo una pratica sistematica, con conseguenze su cose e persone che a volte finiscono in tragedia, come ad esempio nel caso di incidenti stradali dovuti all’incuria, ho voluto rendere noto l’accaduto perché da tempo mi batto contro questo modo di fare letteralmente criminale al quale bisogna mettere un freno”.
E’ quanto riferisce Daniele D’Angelo, consigliere comunale aquilano (FI) e imprenditore nel campo agricolo, zootecnico e ricettivo nell’area montana della città. “C’è bisogno di maggiore controllo – afferma D’Angelo -, affinché vengano ripristinate le corrette modalità di gestire gli allevamenti. Una svista può capitare a chiunque, un animale può sfuggire al controllo, ma la barbarie dei pascoli incontrollati nelle proprietà private è purtroppo ormai un’abitudine sistematica che causa danni seri e può avere conseguenze irreparabili. Si tratta di una pratica che sta superando ogni limite di inciviltà, con ripercussioni sul diritto di proprietà, sulle attività agricole che si sforzano di rispettare le regole e i diritti altrui, e soprattutto sull’incolumità delle persone nei propri terreni e per le strade. Invito le istituzioni e la politica di ogni ordine e grado a prendere atto di un fenomeno sul quale da anni cerchiamo di accendere i riflettori e a cui va posto un freno, verificando che le regole in campo agricolo e zootecnico vengano rigorosamente rispettate. Ne va del lavoro onesto di tanti allevatori – conclude D’Angelo – e soprattutto della sicurezza delle persone”.