La sicurezza dei cittadini, l’economia e la qualità ambientale del territorio non sono negoziabili: il metanodotto Snam porterà solo danni, e nessun beneficio.
Dobbiamo opporci con tutte le nostre forze a questa scellerata opera. A breve, centinaia di persone verranno contattate dall’azienda per cedere la servitù dei terreni interessati dal passaggio del metanodotto, in cambio di pochi spiccioli. Chiediamo di non firmare questo accordo, precisando che, nel caso di terreni non privati ma di uso civico, gli occupatori abusivi che cederanno diritti di cui non sono titolari, andranno incontro a quanto previsto dalla legge”.
Così Fernando Galletti, presidente dell’Amministrazione separata degli usi civici di Paganica e San Gregorio, nella gremita tensostruttura della villa comunale di Paganica, nel corso dell’assemblea pubblica di ieri pomeriggio dedicata all’impatto ambientale, sociale ed economico che sarà causato dalla realizzazione del metanodotto della Snam, nel tratto Sulmona-Foligno, che interesserà 17 comuni abruzzesi, e con avvio dei lavori previsti a luglio prossimo, dal costo di 2,5 miliardi. Un’opera che attraverserà anche 36 ettari di territorio di uso civico a ridosso di Paganica, distruggendo come è stato ricordato, cave di tartufo con danni milionari, sorgenti, boschi vetusti, e passando a poche decine di metri dal celebre santuario della Madonna d’Appari; e anche in prossimità dei centri abitati.
Ad intervenire, tra gli altri, Mario Pizzola, in rappresentanza dei comitati cittadini della valle Peligna, il consigliere regionale del Pd Pierpaolo Pietrucci, la senatrice M5s Gabriella Di Girolamo, per il comune dell’Aquila, l’assessore comunale all’Ambiente Fabrizio Taranta, della Lega, e il presidente della commissione territorio Guglielmo Santella, di L’Aquila futura, e ancora la consigliera comunale di L’Aquila coraggiosa, Simona Giannangeli, per Legambiente Mattia Lolli, per la Cgil Francesco Marrelli, l’ingegnere Claudio Panone. Assente invece il consigliere della Lega, e paganichese, Daniele Ferella.
“La Snam ha sempre negato ogni confronto – ha aggiunto Galletti -, a differenza di altre amministrazioni di uso civico, noi non firmeremo mai l’assenso al passaggio di una opera inutile che farà ricco solo chi la realizzerà, con costi che saranno caricati negli anni a venire sulle bollette, mentre noi per anni saremo attraversati da un cantiere largo ottanta metri, trasformati in servitù di passaggio del metano, che non andrà nemmeno a servire il consumo nazionale, che è in calo, ma destinato all’esportazione”.
Contestazioni dalla sala poi all’assessore Taranta, che da una parte ha ribadito la contrarietà del Comune all’opera, dall’altro, visti che i ricorsi al Tar sono stati respinti, ha considerato opportuno confrontarsi con la Snam per la mitigazione dell’impatto ambientale dell’opera, e sulla consistenza dei ristori. Al presidente di commissione Santella è stato poi fatto presente il “disinteresse” dell’amministrazione comunale per Paganica, per quanto riguarda ad esempio le fogne a cielo aperto, le persone che non possono rientrare nelle case ricostruite, per mancanza di sottoservizi e a causa dei palazzi adiacenti inagibili.
Pizzolla, nel replicare a Taranta, ha ricordato che “il Comune di Sulmona farà ricorso al Consiglio di Stato, e invito il Comune dell’Aquila a fare altrettanto. Inoltre si può chiedere la revisione della Via, e delle distanze minime, e lo si può fare per legge in Parlamento, si può chiedere una analisi costi e benefici, studio non è stato mai fatto. Dunque non è detto che occorre rassegnarsi e scendere a patti. Il metanodotto Linea adriatica si chiama così perché doveva passare sulla costa, poi si è deciso per l’assurdo tracciato nell’entroterra, in aree a fortissimo rischio sismico, e solo per risparmiare sull’acquisto dei terreni, e come hanno scritto nero su bianco, perché ci sarebbero state meno resistenze, pensando di trovare in loco, insomma, passivi cafoni. Per fare questo metanodotto saranno abbattuti due milioni di alberi, c’è chi dice cinque milioni, per fare un solo esempio dell’impatto. È un disastro ambientale che mai si è verificato sugli Appennini, altro che Appennini Parco d’Europa. Terreni e abitazioni verranno svalutate, e la Snam cosa offre in cambio? Solo 60 centesimi a metro quadro, una miseria”.
Il consigliere regionale Pietrucci ha parlato di “un’opera non più attuale e di retroguardia, antistorica, dai costi enormi. Il centrosinistra alla Regione non ha mai dato parere positivo, ha messo sempre i bastoni tra le ruote, per imporre di studiare un percorso alternativo, perché quello attuale non ha senso. Non dobbiamo dire che tanto l’opera si farà, e dunque meglio trattare e rassegnarsi. E’ arrivato il momento delle scelte, occorre dire da che parte stare, e in primis lo deve dire il Comune e la Regione, con atti concreti e conseguenti. Occorre una mobilitazione generale”.
Ha aggiunto la senatrice Di Girolamo: “occorre fare fronte comune con le altre regioni attraversate da questa sciagurata opera, inutile e dannosa, dire a basta a chi nel governo stende il tappeto alle grandi compagnie dei combustibili fossili, che rappresentano il passato”.
Mattia Lolli ha ricordato che il tema vero è che le rinnovabili sono sempre più competitive, a Taranto è entrato in funzione un grande parco eolico off shore che produce energia pulita e inesauribile, che crea lavoro e indotto, mentre all’Abruzzo aquilano propongono il passato, dall’enorme impatto ambientale, ovvero un metanodotto antistorico, di fatto imposto dalle multinazionali del fossile, con i cittadini che dovrebbero tacere e andare con il cappello in mano a chiedere qualche spicciolo”.