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L'Aquila

Progetto irriguo del Fucino da 50 milioni di euro: tutte le perplessità delle associazioni

Il Forum H2O, la Stazione Ornitologica Abruzzese e Il Martello del Fucino hanno depositato dettagliate osservazioni sul progetto ARAP-Consorzio di Bonifica da 50 milioni di euro per l’irrigazione del Fucino evidenziando fatti gravissimi soprattutto per quanto riguarda la reale rappresentazione dello stato di fatto e in particolare l’effettiva disponibilità della risorsa idrica, l’effettivo perseguimento degli obiettivi ambientali dichiarati, in primis la riduzione del prelievo dalla falda profonda con i pozzi e le criticità ambientali del Fiume Giovenco e delle due sorgenti coinvolte, Boccione e Restina, che verrebbero ulteriormente aggravate.

Ricordiamo che il progetto prevede la costruzione di una piccola vasca di raccolta di acqua presso la sorgente Boccione che si aggiungerebbe a quella già esistente (Venere). In queste convergerebbe la risorsa idrica captata dal Fiume Giovenco, da almeno due sorgenti (Restina e Boccione) e da numerosi pozzi, con impianti di sollevamento che metterebbero in pressione l’acqua per spingerla in una nuova rete irrigua con circa 233 km di tubazioni realizzata sulla metà orientale della Piana (su poco più di 5.000 ettari sui 12.000 totali).

Le tre organizzazioni hanno fatto presente agli enti ben 16 criticità principali degli elaborati tecnici e del procedimento amministrativo che restituiscono un progetto carente, contraddittorio, caotico e a tratti surreale con numerose ed evidenti irregolarità. Intanto l’intervento punta su acqua “fantasma”, cioè che non c’è. Si dichiara una disponibilità di acqua dal fiume Giovenco per il 15% e da alcune sorgenti per il 21% della portata complessiva necessaria per poi dover ammettere, solo dopo le osservazioni dei cittadini, che i monitoraggi fanno emergere in maniera incontrovertibile che questa acqua non c’è. Chiedono 600 l/s per il Fiume Giovenco ma nell’estate 2024 il fiume avrebbe potuto dare 0 l/s perché era sotto il Deflusso Minimo Vitale. Per le due sorgenti chiedono 475 l/s ma poi adesso ammettono che, se va bene potranno captare da 28 a 218 l/s al massimo, dal 6 al 46% delle intenzioni iniziali a seconda dello stato delle due sorgenti. Questo costringe a dover ripuntare sull’estrazione di acqua dalla falda profonda con pozzi. Basterà dire che dal 2007 il Consorzio ha una concessione per estrarre 2.510 l/s da pozzo per servire i 12.000 ettari dell’intera Piana del Fucino. Ora ne vuole captare, sempre da pozzo, 3.340 l/s prevedendo pure, in emergenza, di deviare sulla nuova rete che serve una parte della Piana l’acqua dei pozzi di Trasacco e di Celano.

Costretti dalle osservazioni, il Consorzio e l’ARAP ammettono clamorosamente anche l’esistenza di pozzi senza alcuna concessione (!) per portate assai rilevanti, di oltre 400 litri al secondo complessivi (basterà dire che dal Gran Sasso la città dell’Aquila capta questa quantità per scopi idropotabili). La realizzazione di queste opere, pozzi con concessione del 2007 e pozzi senza concessione, non sembra essere stata assoggettata a V.I.A. nonostante le previsioni di legge vigenti da oltre venti anni, cosa che, se accertata, determinerebbe l’obbligo di procedere con una procedura di V.I.A. a sanatoria postuma (con relative sanzioni). Su questo aspetto le associazioni hanno attivato anche un accesso agli atti presso il Genio Civile per avere il quadro dettagliato e reale delle concessioni – visto che su alcuni pozzi ci sono pure agli atti dichiarazioni discordanti – e dei relativi canoni pagati finora.

Nei documenti da un lato si dichiara che la pre-esistente captazione del Giovenco, di cui ora si richiede la nuova concessione, è scaduta nel 2017; dall’altro che nel 2024 è stata prelevata acqua. Tra l’altro i dati di monitoraggio del 2024 fanno emergere singolari diminuzioni di portata da monte a valle di decine di litri al secondo in piena estate addirittura quando il fiume era sotto il Deflusso Minimo Vitale, cioè in uno stato assolutamente sofferente.

Le associazioni bollano come assurdo il recente parere dell’Autorità di Bacino, visto che lo stesso documento tiene a precisare che i valori di portata dichiarati disponibili non sono supportati “da adeguati dati di monitoraggio e da conseguenti analisi statistiche/idrologiche”. Scrive inoltre che “le suddette considerazioni di bilancio della risorsa non risultano supportate da un adeguato monitoraggio quantitativo delle risorse idriche e neanche da studi aggiornati di bilancio idrico/idrologico/idrogeologico che tengano conto dei cambiamenti climatici in corso”. L’Autorità peraltro non si è neanche accorta dei dati di portata discordanti dei pozzi per i quali viene richiesta la concessione. Non ha commentato i – pochi – dati dei monitoraggi che comunque fanno emergere l’incongruenza della proposta progettuale. Non ha considerato pozzi a Luco dei Marsi e Avezzano, pure presenti nelle carte nonché la questione di una captazione della sorgente di Ortucchio che appare e scompare negli elaborati progettuali con valori di portata assolutamente fantasiosi e discordanti (da 0 a 250 l/s!). Nonostante queste clamorose carenze, su questioni del tutto centrali e preliminari per qualsiasi progettazione che poi possa avere un senso, il parere diviene magicamente favorevole con la mera prescrizione di redigere – dopo il progetto! – quel bilancio idrico che dovrebbe in realtà fungere da base.

Non è stato neanche esaminato l’effetto cumulo: quanti altri pozzi ci sono nel Fucino, di privati e aziende? Per quali usi? Con quali portate?

Il progetto così com’è non può che essere archiviato. Le problematiche emerse rendono necessario l’avvio di una ricognizione sulla reale situazione di pozzi e derivazioni, prima di poter ripresentare un nuovo progetto coerente con gli obiettivi dichiarati. Proposta che da un lato faccia emergere in maniera trasparente anche tutte le situazioni di irregolarità da sanare e dall’altro assicuri un uso realmente sostenibile della scarsa risorsa idrica agendo in primis sulla domanda e non puntando solo sull’offerta. Ciò anche in considerazione degli ultimi studi scientifici che pongono seri dubbi sulla possibilità di ricorrere al riuso delle acque reflue per via della presenza di microplastiche e patogeni che si rischierebbe di diffondere sui campi. Servono colture meno idro-esigenti di quelle, come il mais, considerate nel progetto per calcolare le necessità idriche.

L’acqua del Fucino non è infinita ed esistono limiti naturali evidenti di cui tener conto. Non è la Natura a doversi adattare a noi ma il contrario. La crisi climatica sta solo esacerbando fenomeni di cui da tempo del Fucino si cerca in ogni modo di non prendere atto nascondendo la polvere sotto al tappeto per mantenere uno status quo insostenibile.

LE PRINCIPALI CRITICITA’ DEL PROGETTO ARAP-CONSORZIO DI RETE IRRIGUA DEL FUCINO

1)LA SITUAZIONE PREGRESSA: GLI OBBLIGHI DI V.I.A. E LA SANATORIA

La concessione provvisoria del 2007 per i pozzi doveva essere assoggettata a V.I.A. a suo tempo, cosa che non risulta. Se fosse così, l’attuale procedimento dovrebbe essere inquadrato anche come V.I.A. “a sanatoria” e “postuma”, con relative sanzioni.

2)LO STATO DEI POZZI SENZA CONCESSIONE

I proponenti riferiscono che per diversi pozzi sui quali si fonda il progetto non hanno la concessione. Tre di questi (“strada 17, strada 39 e strada 40”) non sarebbero attrezzati. Non si chiarisce, però, lo stato effettivo di utilizzo di altri due pozzi (Pozzo Giovenco a San Benedetto dei Marsi e Pozzo strada 27 a Ortucchio) con una portata complessiva di ben 420 l/s. Questi pozzi compaiono come “operativi” in una delle mappe depositate dai proponenti. E’ stata emunta acqua? Quanta? Per quale periodo?

Comunque anche per questi 5 pozzi, asseritamente presentati come realizzati nel 2008, avrebbero dovuto essere oggetto di procedura di V.I.A. a suo tempo. Quindi si tratta di un intervento per il quale il procedimento odierno deve essere considerato una V.I.A. “in sanatoria” e “postuma”.

3)IL CAMPO POZZI “VENERE”

Nel progetto il “Campo Pozzi Venere” (Pescina) viene indicato da ARAP-Consorzio come privo della concessione, cosa che le associazioni hanno fatto notare il 10 marzo scorso. A quel punto i proponenti il 28 marzo cambiano versione sostenendo in una nota di replica che “il campo pozzi di Venere è provvisto di autorizzazione di Derivazione provvisoria con relativi pagamenti dei canoni regolari;” senza però allegare alcuna copia del provvedimento concessorio. Lo stesso giorno, però, il progettista deposita ulteriori integrazioni tecniche in cui ripresenta lo schema in cui si dichiara l’inesistenza della concessione!

Tra l’altro a pag. 363 dello studio di impatto viene riportata una portata di estrazione dal campo pozzi di Venere di 260 l/s quando nello stesso docuimento a pagina 145 si sostiene l’esistenza di una portata ben maggiore pari a 519 l/s, confermata in una ulteriore nella tabella dello Stato di Fatto. A pag.384 per i 4 pozzi del Campo Venere si dichiara una portata massima complessiva di 491 l/s.

4)LE PORTATE DEI POZZI

Si rilevano forti discrasie anche nei dati dichiarati come portate da emungere. Ad esempio, la Tab. 10.3 riporta per i pozzi di Celano (strade 12, 13, 14 e 15) il dato di 70 l/s ciascuno mentre nella Tabella a pag.384 i pozzi hanno rispettivamente una portata massima di 100 l/s, 64,4 l/s, 85,65 l/s e 90,66 l/s. Il pozzo di strada 39 a Luco dei Marsi ha una portata di 60 l/s nella tabella 10.3 e di 112,5 nella tabella a pag.384. Il pozzo di strada 40 sempre a Luco ha una portata di 60 l/s nella tabella 10.3 e di 78 l/s nella tabella a pag.384.

Nella tabella dello stato di fatto del 1986 compaiono i pozzi denominati Strada 39 e Strada 40 che secondo la lettera di replica sarebbero invece risalenti come epoca di perforazione al periodo 2008-2009!

Tranne in un caso, la portata massima dei pozzi indicata per il 1986 è maggiore del contributo che dovrebbero dare nel progetto attuale. Inoltre sono riportati i dati di un numero di pozzi e piezometri di gran lunga superiore a quelli di progetto. In che stato sono questi ulteriori pozzi?

5)LA CORRISPONDENZA DEI POZZI TRA LE VARIE FASI TEMPORALI E DOCUMENTALI

Manca una chiara rappresentazione circa la corrispondenza dei pozzi citati nella Determina regionale di concessione provvisoria del 2007 con i pozzi inseriti nel nuovo intervento.

6)LO STATO DELLA DERIVAZIONE DAL FIUME GIOVENCO

A pag.360 si riporta che la concessione di derivazione di acqua superficiale dal Giovenco è scaduta nel 2017.

Però negli stessi documenti i proponenti sostengono dal Giovenco nel 2022, 2023 e 2024 sarebbe stata presa una “Portata massima erogata, con turnazione settimanale, 30 l/s.”.

Di quale acqua stiamo parlando (cioè quale origine ha questa acqua) visto che appunto si sostiene che la concessione è scaduta nel 2017?

Nei monitoraggi del 2024 si nota che nei mesi primaverili vi è un aumento di portata tra la sezione di monte e la sezione di valle, come è normale in qualsiasi corso d’acqua per via di contributi di acque affluenti, mentre nei mesi di giugno, luglio, agosto e settembre sono state registrate perdite di portata tra la stazione di monte e quella di valle, rispettivamente di 56 l/s, 34 l/s, 31,39 l/s e 35,43 l/s.

Tra l’altro è significativo che:

a) il proponente ammette un prelievo anche nel 2024;

b) il Fiume Giovenco nella sezione a monte secondo i monitoraggi aveva una portata di 201 l/s a luglio 2024, 168 l/s ad agosto 2024 e di 160 l/s a settembre 2024,

Rispettando il DMV, a luglio era teoricamente derivabile – se in possesso della concessione, ovviamente – solo 1 l/s; ad agosto 0 l/s; a settembre 0 l/s!

7)OBIETTIVO DEL PROGETTO VS REALTA’ DEI FATTI

A pag. 372 dello Studio di Impatto si legge:

“L’obiettivo ultimo è quello di una migliore integrazione tra le varie fonti di approvvigionamento, al fine di ridurre drasticamente il prelievo di risorsa dalle falde sotterranee; non si prevede, infatti, un aumento dell’emungimento rispetto all’attuale. La distribuzione dell’acqua di irrigazione prevista tramite rete in pressione comporterà netti benefici dovuti alla riduzione dei fenomeni di evapotraspirazione, di infiltrazione e di prelievo non autorizzato dai fossi irrigui, consentendo di incrementare sensibilmente la portata disponibile (di circa il 20-25%). Inoltre, si precisa che i prelievi andranno a verificarsi soltanto durante la stagione irrigua (aprile-settembre), prevedendo sistemi di accumulo durante i mesi invernali. Per quanto detto si stima un impatto non significativo sul sistema delle acque sotterranee.” (il neretto è già presente nel documento originale, ndr)

I dati dei monitoraggi e le stesse ammissioni dei proponenti dimostrano che l’intero fabbisogno sarà coperto dai pozzi nei mesi di scarsità di disponibilità idrica (e una parte assolutamente preponderante anche nei periodi “normali” a dispetto delle fuorvianti % riportate come quota di approvvigionamento da fiume e da sorgente).

E’ altrettanto inequivocabile che i proponenti intendono aumentare la quantità di acqua da pozzo (con +570 l/s) utilizzabile per il comprensorio irriguo dell’intero Fucino. Anche se si vuole restringere l’analisi al solo progetto attuale relativo alla rete a pressione su 5.100 ettari irrigui si evidenzia un aumento di almeno 450 l/s da pozzo.

Paradossalmente e forse involontariamente la frase sull’aumento della disponibilità appare finalmente ammettere che si capterà da pozzo di più rispetto ad oggi con un aumento del 37%. Tale maggiore disponibilità non verrà però dall’efficienza ma da un aggravio nell’estrazione da falda profonda, che è l’opposto dell’obiettivo dichiarato.

Infine non si comprende il riferimento ai “sistemi di accumulo durante i mesi invernali.” visto che le tre vasche di progetto hanno una capienza di alcune decine di migliaia di mc che corrispondono al consumo, se va bene, di un giorno (in realtà di una decina di ore). Quindi non vi è alcun accumulo invernale di carattere sostanziale.

8)IL CASO DEL TROPPO PIENO DEL LAGHETTO DI ORTUCCHIO

Nella Tabella 10.1 del nuovo S.I.A. che contiene l’elenco delle concessioni richieste per il progetto si inserisce una captazione da sorgente, con il nome di “Troppo pieno laghetto Ortucchio”. La portata indicata è di 250 l/s. In questa tabella la portata viene assegnata alla colonna “Comprensorio di Progetto – accumulo Venere”. Nella casella però viene indicata una nota con “0,00 l/s”.

A pag.118 del S.I.A. viene riportata questa frase “L’emergenza di Ortucchio, che dà vita all’omonimo laghetto, negli anni di rilevamento è risultata spesso asciutta, con una portata variabile da 0 a 10 L/s.”

Nella “Relazione conclusiva delle attività di monitoraggio dell’anno idrologico (primavera 2022 ÷ inverno 2023)” allegata allo studio non sono riportati dati per la sorgente del Laghetto di Ortucchio o al relativo troppo pieno.

Evidenziamo ulteriormente che l’ARTA richiese il monitoraggio della portata del troppo pieno del laghetto di Ortucchio.

Nonostante tutto ciò, nella successiva “Appendice 2 – Risultati prove di portata sorgenti e Fiume Giovenco” (da pag.88 in poi del documento), non vi è alcun riferimento alla sorgente di Ortucchio.

Insomma, la derivazione della sorgente del laghetto di Ortucchio è nel progetto o no? E, nel caso, dove sarebbero realmente queste portate visto che lo stesso S.I.A. evidenzia che spesso è asciutta e quando non lo è ha portate reali di 0-10 l/s?

9)IL DEFLUSSO DA GARANTIRE DALLE SORGENTI E LA VALUTAZIONE AMBIENTALE

A parte la questione della sorgente di Ortucchio, il progetto insiste nella volontà di captare le sorgenti Boccione e Restina (vedi tabella 10.1 e 10.3), per rilevantissime portate, rispettivamente di 113 l/s e 362 l/s, tranne poi ammettere il 28 marzo scorso che queste portate non saranno disponibili (una di queste sorgenti è del tutto scomparsa in un periodo del 2024!) e che si potrà captare al massimo una quantità variabile tra 20 e 85 l/s per la sorgente Boccione e 8-133 l/s per la sorgente Restina.

Pertanto la quota realmente disponibili dalle sorgenti è una frazione, meno della metà, di quella posta alla base del progetto. Poiché ci sarebbero anche impatti consistenti sulla biodiversità e sulla disponibilità di acqua dei canali, le associazioni ritengono inutile insistere con captazioni di queste sorgenti, a maggior ragione in assenza di bacini di raccolta nei periodi invernali.

10)ALTRE INCONGRUENZE

Per il pozzo P12 a pag.21 delle integrazioni è riportato un valore di portata di 320 l/s. Nella tab.10.3 del S.I.A. è indicato un valore di 200 l/s.

Per il pozzo Giovenco, P09, a pag.20 delle integrazioni è riportato un valore di portata di 250 l/s. Nella tab.10.3 del S.I.A. è indicato un valore di 220 l/s.

Nelle tabelle 10.1, 10.2 e 10.3 sono inclusi pozzi situati nel territorio di Avezzano (P01) e Luco dei Marsi (P16, P17 e P18). Su alcuni di questi pozzi sono state fatte anche prove di portata. Pertanto l’ambito territoriale indicato nel S.I.A. non corrisponde alla realtà perché non compaiono né Avezzano né Luco, enti peraltro neanche coinvolti nel procedimento.

A pag. 372 del S.I.A. si legge:

“La risorsa idrica sarà utilizzata sui terreni per USO IRRIGUI, sia per le aree che saranno servite dalle opere in PROGETTO sia per quelle relative ad altri COMPRENSORI, per una portata di prelievo massima di litri al secondo:

• Fiume Giovenco 600 l/s;

• Sorgente Restina 570 l/s;

• Sorgente Boccione 600 l/s;

• Sorgente Ortucchio 250 l/s;

• Pozzi 3.270 l/s”

La portata complessiva dei pozzi non è 3.270 l/s ma, stando a quanto riportato nella Tab.10.3, 3.340 l/s. Le portate dichiarate sono del tutto scollegate con la realtà dei monitoraggi e addirittura con la stessa portata richiesta!

Inoltre vi è ulteriore conferma che la portata del PAUR è più ampia rispetto a quanto dichiarato da un punto di vista del territorio interessato, anche per gli obblighi di comunicazione al pubblico.

11)L’EFFETTO CUMULO, IL BILANCIO IDRICO E IL PARERE DELL’AUTORITA’ DI DISTRETTO DELL’APPENNINO MERIDIONALE

a)L’autorità di bacino nel suo parere scrive testualmente che la tabella sulle portate disponibili da Giovenco, Sorgenti e Pozzi risulta “non supportata da adeguati dati di monitoraggio e da conseguenti analisi statistiche/idrologiche”.

Scrive inoltre che “le suddette considerazioni di bilancio della risorsa non risultano supportate da un adeguato monitoraggio quantitativo delle risorse idriche e neanche da studi aggiornati di bilancio idrico/idrologico/idrogeologico che tengano conto dei cambiamenti climatici in corso”.

Davanti a queste “insignificanti” (è ironico!) carenze che fa? Rilascia parere favorevole con la prescrizione di elaborare un modello di bilancio Idrologico, idrico, idrogeologico specifico della Piana del Fucino in grado di evidenziare le reali potenzialità delle fonti di approvvigionamento nelle diverse situazioni di criticità”. Quindi prima si spendono i soldi, poi si vede se il bilancio idrico consente il suo funzionamento! Le associazioni hanno chiesto all’Autorità la revoca in auto-tutela del parere.

b)Ad aggravare ulteriormente il quadro, la totale assenza di dati concernenti l’effetto cumulo negli elaborati progettuali nonché nelle integrazioni. Quanti pozzi privati/pubblici sono attualmente autorizzati nel territorio del Fucino? Con quali portate complessive per i diversi usi?

c)A conferma della rappresentazione fuorviante operata dai proponenti, il parere è stato reso solo su una parte del progetto senza tener conto di tutti gli altri aspetti e senza rilevare tutte le incongruenze da noi dimostrate.

12)LO STATO DEL FIUME GIOVENCO

La condizione ambientale del Fiume Giovenco è critica. Nonostante ciò vogliono captare, cioè togliere acqua a un fiume sofferente, ben 600 l/s, sostenendo che non ci saranno effetti sul fiume.

Quale logica supporta tali convinzioni visto che lo stato di criticità è già attuale senza la derivazione proposta dal consorzio?

Il calcolo del Deflusso Minimo Vitale per fiumi che già oggi non rispondono – ripetiamo, a portata piena o quasi – agli obiettivi di qualità fissati a livello comunitario è del tutto inutile e fuorviante, come abbiamo fatto notare più volte alla regione Abruzzo.

In più si aggiunga che il regime idrologico, come testimoniano gli stessi dati dei proponenti, è oggi totalmente diverso da quello rappresentato, per giunta per via indiretta, dal Piano di Tutela delle Acque della Regione del 2010 che ha fissato in 200 l/s il DMV. Nell’estate del 2024 la portata del fiume Giovenco era già naturalmente sotto il DMV!

Il valore del DMV già inattendibile allora, come abbiamo avuto modo di osservare a suo tempo: oggi è completamente superato dai fatti e dagli stessi dati.

E’ il caso di prenderne atto.

13)ALTERNATIVE: COLTURE MENO IDROESIGENTI

E’ sconcertante che non vi sia alcuna analisi delle alternative delle colture diverse con cui sostituire quelle attuali per ridurre il fabbisogno idrico.

Addirittura l’analisi agronomica nello studio si è limitata alle 4 colture attualmente più coltivate: patata, carota, cipolla e mais (quest’ultima una delle colture in assoluto più idro-esigenti). Un approccio di questo genere deve far parte integrante delle analisi delle alternative progettuali, agendo sulla domanda e non sull’offerta di acqua.

14)LA VERIDICITA’ DI QUANTO AFFERMATO NEL S.I.A.: LA QUESTIONE DELLE PERCENTUALI E NON SOLO

Consorzio e ARAP hanno posto alla base del progetto il fatto che il 21% del fabbisogno sarà soddisfatto da acqua di sorgente e il 15% da acqua del fiume. Con ogni evidenza, i dati contenuti nel progetto smentiscono la veridicità di tale rappresentazione.

15)VIOLAZIONE DEGLI OBBLIGHI DI TRASPARENZA E PARTECIPAZIONE

Il progetto è stato integrato a febbraio 2025 ma per problemi tecnici del sito della regione la modalità di pubblicazione secondo le associazioni ha violato il diritto all’informazione e alla trasparenza, tanto che è passata del tutto inosservata nonostante l’attenzione manifestata plurime volte da parte della cittadinanza.

16)VIOLAZIONE DEGLI OBBLIGHI DI ARCHIVIAZIONE/DOPPIO PROPONENTE

Lo stesso dicasi sugli obblighi di archiviazione non rispettati dagli uffici regionali a seguito del mancato rispetto da parte di ARAP e Consorzio dei termini perentori previsti dalla legge per depositare le integrazioni.

Inoltre si segnala l’irritualità di un doppio proponente per un progetto che, se approvato, comporta anche l’assegnazione di concessioni ultradecennali e la responsabilità verso una pluralità di soggetti per tutti gli adempimenti successivi che ovviamente non possono che essere a capo ad un unico soggetto e non a due per una chiara ripartizione di diritti ed impegni, anche in caso di eventuali future contestazioni, di ogni genere, da quelle amministrative a quelle penali.

 

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