Pescara. Nella mattinata di venerdì 31 maggio, nella Caserma della Guardia di Finanza di Pescara intitolata al vice brigadiere Ermando Parete, si terrà l’incontro sul tema “La memoria di Ermando Parete e le nuove generazioni”, il militare del Corpo deportato a Dachau durante il secondo conflitto mondiale e vittima superstite, nonché testimone attivo degli orrori della Shoah.
All’evento parteciperà il giornalista Aldo Cazzullo e vedrà intervenire il Prefetto della Provincia di Pescara, Flavio Ferdani, il Comandante Regionale Abruzzo, Germano Caramignoli, il Presidente della Provincia di Pescara, Ottavio De Martinis, nonché Antonio Di Marco, Presidente dell’associazione I Borghi più belli d’Italia per Abruzzo e Molise, e Donato Parete, figlio di Ermando e fondatore del Premio Parete.
L’incontro sarà rivolto alle rappresentanze delle scolaresche del Liceo Scientifico Galileo Galilei di Pescara e al termine sarà proclamato l’assegnatario del Premio Parete 2024.
Ma chi è il finanziere testimone della Shoah?
Ermando Parete nasce ad Abbateggio, tra le montagne abruzzesi, il 15 febbraio 1923. All’età di vent’anni si arruola nel Corpo della Guardia di Finanza e, durante la Seconda Guerra Mondiale, combatte in Jugoslavia. Dopo l’Armistizio dell’8 settembre del ’43, cerca di tornare in Italia con i gruppi partigiani, ma viene catturato dalle SS a Cimadolmo (Treviso), per poi essere rinchiuso e torturato in una cella nei sotterranei del carcere di Udine. Subito dopo verrà deportato nel campo di sterminio nazista di Dachau, in Germania.
Il 29 aprile 1945 viene liberato dalla Settima Armata Americana. Arrivato a pesare appena 29 chili, con le poche forze rimaste, riesce comunque a raggiungere il suo paese natale in Abruzzo. Un cammino, lungo la Penisola, durato 37 giorni e 36 notti. Al termine della Guerra rientra in servizio nel Corpo della Guardia di Finanza fino al congedo, nel 1969, con il grado di vicebrigadiere.
Scampato alla tragedia delle deportazioni, dagli anni Novanta e fino alla scomparsa nel 2016, Parete dedica parte della sua vita a raccontare l’orrore vissuto, come monito perché non riaccada, rivolgendosi soprattutto alle giovani generazioni, visitando le scuole italiane e le università, incontrando i ragazzi, partecipando a convegni, seminari e dibattiti.