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Pescara

Caro-mense Pescara, fino a 118 euro in più al mese: Consiglio straordinario

lOCATELLI

Pescara. “E’ un salasso inaccettabile, in un periodo di caro-bollette, inflazione, di perdita del potere d’acquisto per tutti, per un servizio non scelto ma di cui le famiglie hanno necessità”: a criticare duramente il rincaro delle tariffe per la refezione scolastica è Enrico Di Ciano, Segretario del Circolo di Pescara di Sinistra Italiana.

Nonostante l’apertura del Comune a ripresentare i modelli Isee per ricalcolare fasce di appartenenza e relative tariffe, le famiglie proseguono la protesta ed è stato indetto un Consiglio Comunale straordinario per il prossimo 20 marzo.

“Ci sono famiglie che, con due bimbi, pagheranno per la mensa scolastica 165,6 euro al mese, l’11,8% in più di quanto pagavano prima”, spiega Di Ciano, “Ce ne sono altre, con un figlio, che ogni mese pagheranno quasi 94,8 euro, il 27,7% in più. Ancora: ce ne sono tantissime, che solo a voler considerare un figlio, pagheranno 118,6 euro al mese, che equivale al 59,83% in più; spesa che si raddoppia per il secondo, si triplica per il terzo figlio e via discorrendo”.

Le simulazioni elaborate dal circolo di Pescara di Sinistra Italiana, calcolate su 5 giorni di scuola, fanno parlare di “trappola del caro-mensa, con un sistema combinato di compartecipazione del Comune in base a reddito Isee e numero di figli”, che si trasforma in “super stangata per le famiglie con reddito Isee da 30mila euro, che sono quasi la metà delle famiglie che hanno figli in età scolare; è stangata anche per chi ha dichiarato un’Isee da 22mila euro. Senza ridurre i ticket con lo stesso ritmo per le fasce più deboli”.

“Questo surplus di introiti non sono riversati per sostenere, per aiutare, allo stesso ritmo le fasce più basse di reddito, come si era deciso nella conferenza dei capigruppo. Si sta facendo cassa sulla mensa, che è un servizio essenziale”, insiste Di Ciano che pone una “prima domanda: dove vanno a finire gli introiti che, per le casse del Comune, si prevedono ben più alte rispetto all’aumento del costo del servizio?”

Il segretario Si aggiunge, poi, una seconda domanda: “L’amministrazione comunale, prima di imbarcarsi in questa situazione, ha verificato che le scuole fossero attrezzate, con i loro regolamenti, a consentire alle famiglie di portare il pasto da casa? Altrimenti si rischia che, in qualche caso, i bambini si trovino a non poter consumare il panino portato da casa”. Infine una terza domanda. “Che ruolo ha avuto l’osservatorio mense del Comune?”, conclude Di Ciano.

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