Città Sant’Angelo. Anche per questo anno scolastico si rinnova a Città Sant’Angelo il ciclo di incontri del progetto Sentinelle di Civiltà e Felicità, ideato da Claudio Ferrante, unitamente all’Avvocato Mariangela Cilli con il patrocinio dell’associazione Carrozzine Determinate.
Ben 147 nuove sentinelle si sono diplomate oggi a conclusione delle giornate che hanno visto coinvolte tre classi quinte della scuola primaria Fabbiani e quattro classi terze della secondaria di primo grado Giansante, sede di Marina di Città Sant’Angelo.
Grazie al patrocinio del Comune di Città Sant’Angelo e alla disponibilità e partecipazione delle Dirigenti degli istituti scolastici angolani, si realizza ormai da alcuni anni un percorso di sensibilizzazione all’ascolto, all’empatia, alla felicità, per affrontare poi i temi quali disabilità, Convenzione Onu, diritti umani, società inclusiva e universalmente accessibile seguito dalla passeggiata empatica in carrozzina.
“Insieme al vicesindaco Lucia Travaglini e a tutta l’amministrazione”, afferma il sindaco Matteo Perazzetti, “da anni abbiamo deciso di investire e credere in questo progetto di Ferrante, perché ne ho potuto verificare direttamente gli effetti sui ragazzi, è stato emozionante partecipare alla attività di restituzione finale in cui le emozioni hanno davvero coinvolto tutti. Nel prossimo mese di gennaio con il Liceo Spaventa e la Primaria copriremo tutte le scuole del territorio anche per questo anno scolastico. Ci teniamo ad investire sulle nuove generazioni per contribuire a creare, con progetti di valore come questo, una coscienza sociale il più possibile inclusiva e solidale”.
Profondo il commento di Sofia, alunna della 3° F: “Ringrazio chi ha permesso che si svolgesse questo progetto nella nostra scuola, ma ringrazio soprattutto Claudio e Mariangela perché mi hanno aperto gli occhi su moltissime cose. Mi hanno ricordato che il vero valore delle persone, quello che ha dentro ognuno di noi. Mi hanno insegnato che l’amore, l’amicizia e il rispetto vanno oltre una condizione…quante volte magari abbiamo guardato ‘quelle persone’ facendo smorfie, quante volte abbiamo etichettato con parole offensive, magari non sapendone nemmeno il significato…Mi ha colpito molto il fatto che pur dicendo poche parole si può arrivare a colpire nel profondo. Ora so che non lo faremo più. E spero che questo progetto arrivi a più persone possibili, perché bisogna sapere per essere consapevoli… La passeggiata empatica è stata un’esperienza indimenticabile. Mi sono resa conto di quanto sia difficile non riuscire a raggiungere gli obiettivi che ci si era prefissati. E le barriere non sono solo colpa dell’ambiente, ma ci sono anche barriere ‘nomadi’ – è così che le ho soprannominate- e cioè che stanno un po’ e poi vanno via, ma quando ormai sono andate, è tardi, causate da noi, come macchine, bici, monopattini parcheggiati nei posti sbagliati. Insomma con il nostro comportamento possiamo fare davvero la differenza, perché il mondo deve essere per tutti nessuno escluso”.
La sua compagna Amelie aggiunge: “Un modo per aiutare e cambiare il nostro linguaggio, parlando di persona con disabilità per mettere al primo posto la persona, non la sua condizione. In questo modo si promuove rispetto e l’inclusione ed è fondamentale rendere la società più accessibile, non solo fisicamente ma anche mentalmente”.