Pescara. Finti matrimoni per far arrivare in Italia uomini e donne dal Senegal: questa l’accusa per dodici persone finite al centro dell’indagine del pm della Procura di Pescara Andrea Di Giovanni
Come riporta un articolo del quotidiano Il Centro, è stato chiesto il processo per falso a carico di 9 uomini residenti a Pescara insieme a 2 donne e un uomo senegalesi.
Tra questi, uno è accusato anche di di bigamia ed è da lui che è nata l’indagine dopo il matrimonio contratto in Senegal nonostante risultasse già sposato in Italia. Gli investigatori hanno, quindi, notato diverse strane coincidenze, come il rito islamico e la registrazione del matrimonio in Senegal prima della richiesta di trascrizione a Pescara e – per uno – a Città Sant’Angelo. L’ufficiale coinvolto in Senegal per registrare lo stato civile, peraltro, era sempre lo stesso e sempre nella piccola cittadina di Mbacke.
Le indagini condotte dai carabinieri di Pescara, inoltre, hanno accertato che gli sposi e le spose italiani non avrebbero mai potuto raggiungere il Senegal poiché sprovvisti del passaporto obbligatorio, in possesso di documenti scaduti e perfino presenti in Italia per lavoro nel giorno delle nozze, tra attività private e uffici postali. Uno di questi, addirittura, era stato fermato per un controllo in macchina a Pescara mentre avrebbe dovuto essere “all’altare”.
Ulteriore coincidenza era la comune residenza degli italiani nella zona di Rancitelli a Pescara, come se tutti coordinati da un’organizzazione fin qui non ricostruita. Identica anche la mail inviata puntualmente al Comune di Pescara per chiedere la trascrizione del matrimonio, inviata a distanza di pochi minuti l’una dall’altra. Distanziati di poche ore anche i riti celebrati in Senegal.
A sposarsi con due africani anche mamma e figlia, la prima nel 2017 e la seconda nel 2020, seppur entrambe da sempre sprovviste di passaporto per recarsi in Africa.