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Pescara. Il direttore generale della Asl di Pescara, Vero Michitelli, il suo predecessore Vincenzo Ciamponi e il funzionario Bruno Ciuca sono i 3 indagati nell’inchiesta condotta dalla procura pescarese sulle liste di attesa per le prestazioni sanitarie.
Come riporta il quotidiano Il Centro, tutti e 3 sono accusati di falso, mentre Michitelli e Ciamponi anche di omissione di atti d’ufficio.
Per i magistrati, i due direttori “indebitamente rifiutavano il compimento di atti del loro ufficio che dovevano invece essere assunti senza ritardo” e avrebbero “violato il divieto di sospensione delle attività di prenotazione delle prestazioni e disponevano l’inserimento dei richiedenti, per i quali l’Azienda non era in grado di garantire il rispetto dei Tma (tempi massimi di attesa), nelle così dette “pre-liste”, così estromettendoli dal novero dei prenotati a data certa, con la prospettazione che sarebbero stati chiamati soltanto nel caso in cui un posto di lista compreso nel Tma si fosse liberato; così rifiutando all’assistito la conoscenza del tempo di attesa e l’erogazione stessa del servizio sanitario, rimesso, in tal modo, ad una eventualità spesso destinata a non maturare mai”.
Stando a quanto riporta ancora il Centro, per la procura pescarese i due dirigenti avrebbero compiuto tali azioni “fondando la detta delibera sulla pretestuosa sovrapposizione del così detto back office (destinato ai pazienti, le cui impegnative non potevano essere ricevute per ragioni contingenti ed i quali, tuttavia, benché non iscritti in lista, non erano respinti, ma affidati al così detto Cup Specialisti per la rapida soluzione dell’evento critico), con quello di Recall (destinato a tutti i pazienti iscritti nelle liste di attesa, ma in posizione di superamento del Tma, cui era garantita la chiamata, secondo un ordine di prenotazione, in caso di rinunzia di un assistito prenotato entro il Tma), così creando una zona di parcheggio di utenti, ai quali le garanzie di data certa e la stessa prestazione sanitaria erano, di fatto, negate”.
Per quanto riguarda il falso si fa riferimento a una presunta falsa attestazione dei flussi e delle percentuali di pazienti in lista d’attesa e di tempi di somministrazione delle prestazioni dichiarati circa il monitoraggio delle attività della Asl stessa e delle strutture private accreditate.
Le difese degli indagati potranno contestare le accuse entro 20 giorni.