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Rivolta nel carcere di Pescara, trasferiti 60 detenuti

Il Sappe interviene sul caos scatenatosi dopo il suicidio di un giovane egiziano

lOCATELLI

“Esprimo apprezzamento a tutto il personale di Polizia Penitenziaria che ieri ha gestito al meglio, con grande professionalità e molto sangue freddo, la grave rivolta dei detenuti nel carcere San Donato di Pescara. Ed è un ottimo segnale quello lanciato dal DAP, che ha immediatamente trasferito i sessanta detenuti rivoltosi”.

Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. “Sono stati dei veri professionisti della sicurezza in merito alla gestione del grave evento critico i colleghi del Reparto della Casa circondariale di Pescara e quelli chiamati a supporto, provenienti da altre carceri delle Regioni vicine. Fondamentale è stato anche il contributo fornito dal personale del Gruppo intervento operativo del Corpo, il G.I.O., nato per essere al fianco e non lasciare mai più soli gli uomini e le donne dei reparti di Polizia penitenziaria degli istituti nei momenti più difficili e gravi”.

Capece ricorda che il G.I.O. è nato sull’esperienza del modello dell’ERIS francese, il reparto antisommossa istituito oltralpe da diversi anni che ha fatto registrare un abbattimento del 90% degli eventi critici gravi, ed evidenzia che “la collaborazione e l’interazione operativa di tutti loro è stata fondamentale per la risoluzione della rivolta di Pescara, confermando come fermezza, consapevolezza, professionalità, generosità e umanità siano il tratto distintivo che rende unico il Corpo di Polizia Penitenziaria nel panorama delle forze dell’ordine”. “Anche l’immediato trasferimento dei rivoltosi da parte dell’Amministrazione Penitenziaria è stato importante”, conclude Capece, che auspica “l’imminente inserimento nei Reparti del Corpo della figura del negoziatore, un nuovo profilo professionale specializzato incaricato di intervenire in situazioni di emergenza all’interno delle carceri, come rivolte, sommosse o altre azioni pericolose da parte di detenuti. L’obiettivo principale deve essere quello di prevenire l’escalation dei conflitti e ridurre al minimo i rischi per l’incolumità degli agenti, degli operatori e dei detenuti stessi”.

DANIELE LICHERI “Stop alle stragi silenziose nelle carceri abruzzesi. Stop ai suicidi rimasti nel silenzio di celle sovraffollate”. Così Daniele Licheri, Segretario Regionale di Sinistra Italiana Abruzzo, tuona dopo che ieri un egiziano di 24 anni si è tolto la vita nel carcere di San Donato, a cui è seguito lo scatenarsi di una rivolta, con gli altri detenuti che hanno appiccato le fiamme nella casa circondariale rendendo necessario l’intervento dei vigili del fuoco.

Una tragedia che si aggiunge a quello che ha l’aspetto di una strage, ignorata. “Dopo i 69 suicidi avvenuti nel 2023 e gli 86 nel 2022, il 2024 si è chiuso con una orribile cifra record: sono 90 i morti suicidi nelle carceri italiane; dieci anni fa erano 43, la metà, con lo stesso numero di detenuti – spiega Daniele Licheri -. Di questi, tre sono stati trovati impiccati nelle loro celle nel carcere di Teramo. Non è iniziato meglio il 2025: con quello di ieri sono ben 12 i detenuti che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno in Italia, cui bisogna aggiungere un operatore, mentre non si contano le tensioni come quelle di ieri”.

Nelle carceri italiane è ormai un inferno quotidiano. “E l’Abruzzo in questo tragico quadro purtroppo non è da meno. L’anno scorso feci una visita ispettiva a sorpresa nel carcere di Castrogno a Teramo insieme alla nostra Senatrice Ilaria Cucchi – continua duro Licheri – la situazione era drammatica da ogni punto di vista, sia quello dei detenuti che quello del personale penitenziario. Di fronte a questa strage, il governo Meloni resta con le mani in mano, nel silenzio assordante del Ministro della Giustizia Nordio e del nuovo Garante nazionale dei detenuti. La destra è sempre in prima linea solo quando si tratta di fare populismo penale, ma è incapace di affrontare il dramma del sovraffollamento e delle condizioni inumane nei penitenziari italiani – incalza Licheri – I suicidi non sono tragedie inevitabili, sono il risultato di omissioni e responsabilità istituzionali. Il disprezzo di questo esecutivo per i diritti dei detenuti è evidenziato da tutte le norme sulle carceri contenute nel ddl Sicurezza, simbolo di una politica securitaria e repressiva che inquadra come nemici chi dissente, chi manifesta e usa le carceri come discarica sociale. È ora di dire basta, il governo cambi le politiche sulle carceri, non accettiamo ulteriori morti ignorate nel silenzio”. Ma non solo. “Il Presidente della Regione Marsilio deve farsi carico di questa situazione disastrosa in cui versano le carceri abruzzesi invece di assistere in silenzio a questa strage silenziosa”, conclude Licheri.

 

 

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