Pescara. Nella terza giornata di Pescara in arte, la kermesse culturale organizzata da Endas Abruzzo, presieduta da Simone D’Angelo, e curata per il terzo anno consecutivo dal critico d’arte e letterario Massimo Pasqualone, con il patrocinio dell’assessorato alla Cultura del Comune di Pescara, è stata presenteta la personale di Vanessa Di Lodovico dal titolo “Non dirmi chi devo essere”, con un percorso
sensoriale guidato da Paolo Michetti e Anna Maria Acunzo, con le musiche di Vincenzo De Ritis e Roby Ranalli e le letture di Daniele Di Furia.
“Il progetto artistico prevede la possibilità di fruire delle mie emozioni anche a chi non vede e dare rilevanza alle emozioni e non alle immagini” – sottolinea l’artista Vanessa Di Lodovico.
Il critico Pasqualone, nel catalogo allestito per la mostra, che resterà aperta fino al 7 gennaio tutti i giorni dalle 17 alle 19.30, scrive: “Il centro emozionale della produzione artistica di Vanessa Di Lodovico è nel serbatoio degli attimi e dei frammenti, per una decisa attenzione innanzitutto alle esplosioni cromatiche che caratterizzano talune sue opere. Il colore viene agito come veicolo di emozioni, quasi pendolo tra dolore e gioia, paura e meraviglia, per una poetica che attinge al qui ed ora della vita e che talune volte si fa malinconia, perché la bellezza è sempre impastata di malinconia. Si susseguono, poi, colti rimandi agli artisti che Vanessa ama, con i simboli, i miti, i riti di una società che ci attraversa e che l’artista cerca di interpretare, con l’aggiunta di cuori, mongolfiere, oggetti disparati, correlativi oggettivi di un sentire discreto e profondo, di un considerare l’arte estroiettazione di crepacci e di frammenti ermeneutici. Lo stesso impasto stratificato caratterizza il piano visivo di altre opere, dove la materia esonda ed attrae con la sua forza vorticosa, dove figure circolari ci ricordano l’incessante movimento della vita che sempre torna su sé stessa e l’opera d’arte niente altro è che conoscenza del sé più profondo, un estraniarsi per ritrovarsi, un perdersi per dire innanzitutto a noi stessi il nostro cammino.”