Pescara. Assoluzione perché il fatto non sussiste per l’ex direttore generale della Asl di Pescara Vincenzo Ciamponi.
Questa la richiesta avanzata ieri pomeriggio, a Pescara, nel corso del processo sull’appalto da 11 milioni di euro alla Asl di Pescara per le residenze psichiatriche extraospedaliere.
Altri due imputati, Domenico Mattucci e Luigia Dolce, rispettivamente presidente e coordinatrice della Cooperativa La Rondine, hanno patteggiato 2 anni a testa, mentre Sabatino Trotta, dirigente medico e indagato principale, si è suicidato nel carcere di Vasto appena arrestato.
Rimane, quindi, solo il giudizio per Ciamponi, accusato di aver preso una tangente da 8mila euro. parzialmente utilizzata per acquisto un’auto al figlio. Per il reato di corruzione per l’esercizio della funzione i Pm Anna Benigni e Lucia Sciarretta hanno chiesto già una condanna a 3 anni.
Ieri, in udienza, i legali di Ciamponi, Massimo Galasso e Gianfranco Iadecola, si sono concentrati sulla mancanza di riscontri oggettivi relativi alla effettiva dazione della tangente: “Tutto si concentra – ha riferito Galasso – su quello che hanno riferito Mattucci e Dolce in sede di incidente probatorio, riguardo a quanto avrebbe riferito loro dal Dottor Trotta parlando della necessità di acquistare un’autovettura valutabile tra gli 8mila e gli 11mila euro, ma in realtà l’autovettura in questione è stata pagata appena 2.400 euro, tra l’altro con assegno e dalle indagini della Guardia di Finanza non risultano nemmeno versamenti sul conto di Ciamponi, quindi non sarebbe assolutamente dimostrabile che l’autovettura sia stata acquistata con la presunta tangente”.
Iadecola si è poi focalizzato sulla questione giuridica legata alle dichiarazioni “de relato”, sulle quali la Cassazione ha specificato che fattore fondamentale è l’attendibilità della fonte ed in questo caso, secondo Iadecola, l’attendibilità verrebbe a mancare: “Il ruolo di Trotta in tutta questa vicenda – ha spiegato l’avvocato difensore – è stato sempre caratterizzato dall’enorme mole di menzogne, raggiri ed inverosimiglianze delle sue dichiarazioni nei confronti di Mattucci e Dolce per cercare di estorcere da loro più denaro possibile, basta questo per far decadere il presupposto indicato dalla Cassazione”.
I due legali hanno anche precisato che l’appalto era stato già assegnato e che bastava sottoscrivere il contratto, per cui non c’era alcun motivo di corrompere Ciampioni.
Sentenza attesa per il prossimo 20 giugno.