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Pescara

Processo Rigopiano, gli avvocati dei familiari: “Indagini valide”

lOCATELLI

Pescara. Con una lunga nota, Alessandro Casoni, Wania Della Vigna e Rosanna Polini, avvocati difensori di alcune parti civili nel processo sulla tragedia dell’hotel Rigopiano, forniscono alcune precisazioni su un serie di notizie che definiscono “inesatte”, circolate dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza emessa dalla Cassazione per il terzo grado di giudizio sulla tragedia del 18 gennaio 2017.

“I nostri assistiti, familiari delle vittime di Rigopiano, ci hanno posto molte domande dopo la diffusione di quelle notizie, che obiettivamente non possiamo ritenere corrispondenti al vero rispetto al contenuto della sentenza della sesta sezione della Corte di Cassazione”, scrivono Casoni, Della Vigna e Polini, che precisano come “certe affermazioni siano inesatte, nella parte in cui si dice che le indagini della Procura della Repubblica di Pescara sarebbero state completamente errate o sbagliate, suggerendo addirittura la necessità di indagare su ulteriori posizioni, come nel caso di Garlasco”.

Gli avvocati ritengono “tali notizie totalmente prive di fondamento, motivo di turbamento per i nostri assistiti, già provati dalla dolorosa vicenda. Al contrario, la sentenza della Cassazione, censurando le pronunce dei giudici precedenti, che si erano focalizzate solo sull’emergenza, anziché sulla prevenzione, ha pienamente confermato la validità delle indagini svolte, ribadendo un principio fondamentale: la tragedia di Rigopiano poteva essere evitata”.

“La Suprema Corte – proseguono – ha posto particolare enfasi su una omissione cruciale, già evidenziata nelle indagini preliminari e oggetto di specifico capo d’imputazione: la mancata predisposizione della Carta di localizzazione dei pericoli da valanga (Clpv) da parte della Regione Abruzzo. Questo documento, obbligatorio secondo la legge regionale numero 47/1992, avrebbe dovuto identificare Rigopiano come sito valanghivo, comportando conseguenti limitazioni all’accesso e all’utilizzo delle strutture nel periodo invernale. La Cassazione ha ritenuto particolarmente grave il ritardo di 25 anni nella realizzazione di questo fondamentale strumento di prevenzione, realizzato solo nel 2021. Tale prolungata inadempienza ha compromesso l’intera catena di protezione civile, impedendo l’attivazione dei necessari meccanismi di prevenzione del rischio. Per questo motivo, la Corte ha annullato per violazione di legge la parte della motivazione della sentenza della Corte d’Appello di L’Aquila relativa all’assoluzione dei dirigenti regionali e dei funzionari della Protezione civile, rinviando alla Corte d’Appello di Perugia la rivalutazione nel merito delle singole posizioni, nel rispetto dei princìpi elaborati dagli Ermellini”.

Per i tre legali, la sentenza “ha inoltre evidenziato le criticità nella gestione della viabilità provinciale, già oggetto di specifici capi d’imputazione. L’insufficienza dei mezzi spalaneve, che ha reso impraticabile la strada provinciale impedendo l’evacuazione dell’hotel, si è rivelata determinante nel tragico bilancio delle vittime. Anche su questo aspetto, la Cassazione, ha disposto l’annullamento della sentenza della Corte di Appello de L’Aquila per un nuovo esame da parte della Corte d’Appello di Perugia, così come ha disposto il rinvio per la posizione del sindaco e del dirigente comunale”.

“È importante sottolineare”, insistono ancora, “che il procedimento giudiziario non si conclude qui, ma proseguirà con l’appello bis e, potenzialmente, con un ulteriore ricorso in Cassazione. E successivamente, aspetto da valutarsi, con un eventuale processo civile. Va evidenziato che alcuni reati, come l’omicidio colposo, sono prossimi alla prescrizione, mentre resta in piedi l’ipotesi del disastro colposo per alcuni imputati. La Cassazione ha già trasmesso con urgenza, in data 13 marzo, tutti gli atti alla Corte d’Appello di Perugia, e noi attendiamo la fissazione della data di udienza”.

“Come difensori delle parti civili”, concludono Alessandro Casoni, Wania Della Vigna e Rosanna Polini, “riteniamo fondamentale perseguire l’accertamento della verità dei fatti e comprendere le cause che hanno portato al decesso di dipendenti e ospiti dell’hotel. Tuttavia, respingiamo fermamente ogni forma di allarmismo indiscriminato, così come la ricerca di ulteriori soggetti responsabili estranei al processo, non contemplati nei capi di imputazione della pubblica accusa: poiché, come parti civili, soltanto con essi ci si può regolare nel processo penale”.

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