Pescara. Udienza, stamani dinanzi alla Corte d’Appello de L’Aquila, per il processo di secondo grado sulla tragedia dell’Hotel Rigopiano: passaggio molto attesto, quello odierno, per il coinvolgimento dell’ex Prefetto di Pescara Provolo e di altri funzionari prefettizi, ai quali vengono contestati i capi d’imputazione di disastro colposo e depistaggio.
“Il prefetto non può rispondere di cose che nessuno gli ha raccontato”, ha detto Giandomenico Caiazza, legale dell’allora prefetto Francesco Provolo (in foto), proseguendo poi: “Sappiamo chi era informato della turbina indisponibile. Sappiamo con certezza che nessuna delle persone che erano in possesso di queste informazioni le ha trasmesse in Prefettura. Sappiamo chi c’era in Prefettura fin dal 16 gennaio: c’erano un rappresentante della Provincia e uno della Polizia Stradale, ossia le due funzioni del Centro Coordinamento Soccorsi (Ccs) sulla viabilità che dovevano riferire al prefetto, ma evidentemente non l’hanno fatto”.
Caiazza ha quindi fatto leva sulle motivazioni della sentenza di primo grado, dove Provolo è stato assoltoper il prefetto, ribadendo i concetti della presunta innocenza dell’ex Prefetto e glissando sulla provvisionale chiesta dal ministero di Grazia e Giustizia per quel che riguarda l’ipotesi di depistaggio: ” Vicenda anche questa ben liquidata dal giudice nel processo di primo grado”, ha chiuso il legale.
Prima della sentenza, prevista il 9 febbraio, sono in programma altre 4 udienze, a partire dal 26 gennaio, quando sarà sotto dibattito la posizione della società Gran Sasso Resort, unico persona giuridica imputata.