Detenuto cerca di strangolare agente nel carcere di Teramo
L’agente salvato dai colleghi
I sindacati denunciano l’abbandono istituzionale che la Polizia Penitenziaria subisce presso la Casa Circondariale di Teramo.
“Nel tardo pomeriggio di sabato 25 novembre un detenuto originario della provincia di Pescara ristretto in uno dei reparti di “media sicurezza “già noto alle cronache penitenziarie e all’ autorità giudiziaria per essersi reso protagonista di gravi atti di aggressione al personale di polizia ,è nuovamente andato in escandescenza tentando di strangolare un agente di Polizia Penitenziaria dopo averlo minacciato di morte ed aver preteso l’impunità incondizionata nonostante continui imperterrito a trasgredire quotidianamente regole di disciplina e norme penali all’ interno del carcere”.
“Soltanto il pronto intervento delle esigue risorse di personale di Polizia Penitenziaria ha evitato lo strangolamento del collega che avrebbe di certo potuto subire conseguenze ben peggiori. Ad ogni modo il poliziotto veniva inviato presso il pronto soccorso cittadino per gli accertamenti e cure necessarie, successivamente veniva dimesso con 3 giorni di prognosi. Appare urgente denunciare l’immobilismo dimostrato dal superiore ufficio detenuti presso il Provveditorato interregionale Lazio Abruzzo e Molise, che da diversi giorni era stato allertato circa la situazione del detenuto aggressore. Infatti, giorni addietro lo stesso si era reso protagonista di disordini e atti di violenza, che evidentemente eranomotivo valido per un allontanamento dall’Istituto di Teramo ma il Provveditorato silente rigettava più volte le richieste di trasferimento inoltrate”.
Le O.S. unite chiedono “l’immediato allontanamento del facinoroso in base a specifiche circolari dipartimentali e al fantomatico protocollo operativo, oramai in vigore da mesi e la contestuale rimozione del dirigente in servizio all’ Ufficio trasferimenti detenuti del Provveditorato Lazio, Abruzzo e Molise. Evidentemente come in passato si nota che quanto applicato con zelo per certe situazioni in istituti ad esempio laziali, risulta sempre di difficile applicazione per altri istituti, soprattutto se del territorio abruzzese. Insomma, si ripropone con forza la difficoltà a lavorare, con una popolazione detenuta che ha raggiunto un sovraffollamento non più tollerabile che va ben oltre il 150%, con troppe tipologie di ristretti, spesso incompatibili tra loro, con una carenza di personale anch’essa altissima, che si accompagna ad un’età media dello stesso, sempre più alta. Purtroppo, a tutto questo si accompagna, quello che noi chiamiamo abbandono istituzionale, quella distanza tra noi e le strutture preposte a intervenire in tempi brevi, o almeno in tempi accettabili, quando chiamati a decidere. Nella speranza che queste parole possano creare nelle Istituzioni territoriali un momento di collaborazione con le sigle firmatarie di questo documento per la creazione di sinergie per il miglioramento delle condizioni lavorative presso l’istituto teramano”.