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Classificazione dei B&B: l’Abruzzo vuole essere unica regione a creare divisioni?

Alcuni giorni fa L’Associazione regionale Abruzzobnb di qualità ha lanciato un appello all’Assessore regionale al turismo Daniele D’Amario in merito all’esclusione dei B&B gestiti in forma non imprenditoriale dalle classificazioni delle strutture operanti nell’extralberghiero, di cui alla recente direttiva emanata dalla Giunta abruzzese.

 

Per tutta risposta, ieri abbiamo avuto l’opportunità di leggere l’accorata presa di posizione dell’Associazione ANBBA, delegazione Abruzzo, in difesa della scelta dell’esclusione dei B&B non imprenditoriali dalle classificazioni e in favore del lavoro svolto dal Dipartimento del Turismo, di sicuro apprezzabile come più volte anche da noi espresso ma non privo di manchevolezze.

Al di là dello stucchevole esercizio di scrittura in cui spesso si produce l’ANBBA Abruzzo, che da un lato magnifica “l’ospitalità genuina, spontanea” ma allo stesso tempo non improvvisata di un’accoglienza amichevole dei B&B familiari, un’esperienza unica e insostituibile, ordine pulizia, cura dei dettagli, armonia, immaginario dei turisti…. dall’altro si produce nell’articolo in una serie di interventi che mostrano alcuni non emendabili salti logici, probabilmente dovuti al fatto che non ci è mai giunta notizia che referenti di tale delegazione abbiano mai lavorato nei territori abruzzesi, ove viceversa l’Associazione Abruzzobnb opera da molti anni in modo efficace e produttivo, e di cui conosce bene le esigenze e ha continui rapporti con gli operatori del settore.

Solo il fatto di difendere a spada tratta la scelta della Regione senza un confronto collaborativo con la nostra Associazione ma arrogandosi il diritto di partire dal fatto che loro sono nella ragione e noi nel torto ci impone una replica.
Ma veniamo al punto: l’ANBBA, Delegazione Abruzzo, giustifica l’esclusione dei B&B non imprenditoriali dalle classificazioni adducendo il fatto che i B&B con P IVA possono offrire dei servizi aggiuntivi. Ma quali servizi aggiuntivi? Riportiamo di seguito alcuni stralci del disciplinare del settore extralberghiero in via di pubblicazione sul BURA.

“Il livello di classificazione delle strutture ricettive extralberghiere è assegnato sulla base degli standards qualitativi minimi di cui all’allegato B) del presente disciplinare, riferibili alla prestazione e alla qualità dei servizi, nonché alle dotazioni e alle attrezzature offerte dai titolari della relativa struttura”. In questo articolo non c’è alcun riferimento ai “servizi aggiuntivi” che giustificherebbero l’esclusione di chi non ha la P IVA. Si fa riferimento solo alla vendita della camera e della colazione e del livello di ospitalità offerta. Queste sono le cose che più interessano il turista che acquista un soggiorno in un B&B. Poco gli importa se il gestore ha o meno la P IVA
Infatti, nella griglia dell’All. B) del Disciplinare, ove sono elencati i requisiti che danno diritto all’assegnazione delle stelle o di altro simbolo per le strutture extralberghiere, mai si fa riferimento ai famosi servizi aggiuntivi per cui si giustifica l’esclusione dalla classificazione dei B&B non imprenditoriali. Si parla sempre di vendita di camera e colazione, qualità e modalità di trattamento. In realtà, l’unica differenza rilevabile tra le due posizioni è solo quella relativa alla differente posizione fiscale.

Inoltre, l’Associazione Abruzzobnb intende porre in rilievo che per rientrare nella classificazione di cui all’elenco indicato si prevede solo un’autocertificazione della classe da parte del titolare o del gestore mediante la compilazione di apposita modulistica da allegare alla segnalazione certificata di inizio (SCIA).
Quanto poi alla circostanza per la quale i gestori di B&B possano ottenere le autorizzazioni commerciali per poter vendere direttamente e offrire servizi accessori interni come previsto dall’art 4 del Disciplinare, quali prodotti enogastronomici, biglietti di spettacoli o addirittura servizi di accompagnamento, questo, come stabilito dalla legge medesima, è sottoposto al rispetto della complessa normativa che regola quelle materie, e non ha nulla a che fare con l’accoglienza familiare “genuina, spontanea” ricordata dalla Delegazione Abruzzo di ANBBA: la questione infatti è da verificare, viste le rigide norme fiscali e regolamentari in materia e i patentini necessari.
Infine, è da sottolineare che i B&B non professionali sono la stragrande maggioranza in Abruzzo, diversamente da altre realtà regionali, e a quanto ci risulta altre Regioni che adottano analoghe classificazioni non distinguono tra professionali e non professionali: l’Abruzzo si vuole far notare anche per questa sottile distinzione? I B&B professionali in Abruzzo sono una realtà disciplinata solo da due anni, e già, per merito di qualche sollecita iniziativa, sono protagonisti della scena, con l’assenso di un sindacato che in realtà dovrebbe tutelare gli operatori del settore senza distinzioni di categorie.

Per certo, Sicilia, Calabria, Piemonte (alla cui disciplina di settore, tra l’altro in gran parte, la Giunta regionale Abruzzo si è ispirata per la redazione del Regolamento di cui trattasi) e altre importanti Regioni italiane che adottano una modalità di classificazione analoga a quella abruzzese non operano tale distinzione, che sicuramente peraltro crea un grave discrimine tra operatori del medesimo settore, senza una logica che la sottenda. Ciò potrebbe causare ancora un intervento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, come avvenuto in un recente passato.
Tutti abbiamo a cuore lo sviluppo ordinato e nelle regole dell’accoglienza turistica abruzzese. L’Associazione auspica che la Giunta regionale abruzzese, e nello specifico l’Assessore al Turismo Daniele D’Amario, convochi l’Associazione intorno ad un tavolo tecnico per un aperto confronto sul tema.

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