A Roma la consegna di tre piastrine militari trovate a Israele
Due abruzzesi ospiti dello Stato Maggiore dell'Esercito per la riconsegna delle piastrine identificative militari

Il ricercatore storico Walter De Berardinis e la nipote di un Internato Militare Italiano, Francesca Martinelli di Roseto degli Abruzzi, durante una ricerca sui prigionieri italiani durante la Seconda Guerra Mondiale, si sono imbattuti in un post su Facebook dove veniva segnalato il desiderio di un collega israeliano di restituire ciò che aveva trovato.
Gan Erez Minelab di Tel Aviv, autore del post, verrà in Italia lunedì 28 aprile per restituire le tre piastrine identificative trovate con un metaldetector “Minelab Equinox 800”. Il lavoro di De Berardinis e Martinelli, dopo aver visionato le immagini pervenute da Israele, si è sviluppato sulla ricerca di documenti militari negli archivi di stato di competenza e certificati storici nei comuni di nascita. A Roma sarà presente una sola famiglia (dalla Sicilia) dei tre militari: la famiglia del bersagliere Paolo Calafiore, classe 1914, nativo di Palazzolo Acreide e residente a Solarino nel siracusano. Partito per l’Africa Settentrionale, con l’8° reggimento bersaglieri, dal 7 agosto 1942 al 12 maggio 1943 quando a quota 141, presso Enfidaville in Tunisia, verrà fatto prigioniero dagli inglesi e destinato nei campi di prigionia in Palestina fino alla liberazione avvenuta l’8 agosto 1946.
Le altre due piastrine sono riferite all’artigliere Vincenzo Lepore, classe 1923, nativo di Conca Campania nel casertano. Partito per l’Africa Settentrionale, con l’80° reggimento artiglieria, dal 27 febbraio 1943 al 7 aprile 1943 quando verrà catturato nella battaglia di Wadi Akarit in Tunisia. Fatto prigioniero dagli inglesi, sarà internato, come Calafiore, in Palestina fino alla liberazione avvenuta il 19 gennaio 1947. Del terzo, anche lui detenuto in Palestina, ci sono pochi dettagli di cui non si hanno notizie: Mirolli Francesco, numero di matricola 223170.
“Riconsegnare queste tre piastrine – ha dichiarato il ricercatore israeliano – è un atto umano fin dall’inizio di questa incredibile scoperta, grazie alla collaborazione dei volontari come Walter, Francesca e le istituzioni italiane sarò a Roma con i miei due figli.