Teramo. Sembra uno scioglilingua ma è tutto vero. Dopo svariate e documentate segnalazioni circa lo stato a dir poco indecente in cui versano spogliatoi e bagni in uso ai dipendenti del pronto soccorso del più importante presidio ospedaliero provinciale, l’11 ottobre scorso, in prima battuta, abbiamo inviato una richiesta di intervento per la soluzione degli inconvenienti, indirizzandola al Direttore Generale e a quello Sanitario, all’RSPP, ed altri dirigenti responsabili dell’Azienda.
Dopo oltre 43 giorni da allora, nessun riscontro è pervenuto a chi scrive e nessun intervento è stato predisposto dalla ASL di Teramo. Di sicuro non ci aspettavamo gli ossequi riservati a ben altre O.S. ma tuttavia un riscontro lo meritano di certo quegli “eroi del COVID” ricompensati solo con tantissimi applausi e costretti a (non) utilizzare ambienti e ausili in stato decisamente deprecabile e in contrasto con ogni norma igienico-sanitaria e di ergonomia, per giunta in un settore, quello del Pronto Soccorso, sottoposto a continuo stress operativo.
Pertanto, constatata la totale inazione delle autorità interessate e la inosservanza di una serie di norme ed articoli di legge del T.U. sulla Salute e Sicurezza sul lavoro (D.Lgs. 81/08 e s.m.i.) del D.Lgs 19 settembre 1994, n. 626 nonché dell’art. 2087 del Codice Civile, richiamandone le disposizioni sanzionatorie e infine l’ipotesi di reato di cui all’art. 437 del Codice Penale, abbiamo inviato agli stessi indirizzi di cui sopra un preavviso si esposto per omissioni di atti d’ufficio alla Procura competente territorialmente e all’Ispettorato del Lavoro di Teramo, che inoltreremo dopo ulteriori 10 giorni di verificata inazione delle autorità preposte.
Inoltre abbiamo richiesto al SIESP, Servizio Igiene, Epidemiologia e Sanità Pubblica della stessa azienda sanitaria, di effettuare un sopralluogo e controllo dello stato dei luoghi, con tanto di foto allegate e che qui preferiamo non mostrare.
Le richieste dei lavoratori sono semplici ed elementari, di dotare gli ambienti interessati di ausili e arredi integri e rispondenti alle norme e di rendere agibili e dignitosi i servizi e gli spogliatoi utilizzati dal personale, questioni per cui, in un paese normale, non ci sogneremmo mai di dover intervenire ventilando il ricorso all’autorità giudiziaria.
Purtroppo succede anche questo nel Paese delle leggi finanziarie fatte per arricchire ricchi e ricconi, per favorire banche e privati, che aumentano a dismisura le spese militari, gli acquisti di decine aerei ognuno dal costo equivalente a quello di una decina di ospedali, delle grandi opere inutili, degli sprechi assoluti come il centro di accoglienza in Albania aperto e chiuso e di altre assurde iniziative. Solo una cosa è sempre fatta perbene, comprimere salari e stipendi dei lavoratori, impoverirli, precarizzarli, sfruttarli e decurtarne i redditi diretti e quelli indiretti, smantellando i servizi pubblici, trasporti, scuola e sanità.