Nereto. Un caso irrisolto torna d’attualità. O meglio dopo 19 anni dal duplice eccidio dei coniugi Masi, il caso viene riaperto.
Una nuova inchiesta sull’uccisione, a Nereto, dell’avvocato Libero Masi e della moglie Emanuela Chelli, è stata riaperta sull’iniziativa del procuratore capo di Teramo, Ettore Picardi.
A riportare la notizia è il quotidiano abruzzese “Il Centro”. Il procuratore ha firmato la riapertura delle indagini sul caso della morte di Masi e Chelli avvenuta tra il primo e due giugno del 2005 e rimasto, al momento, senza colpevoli.
Le indagini furono chiuse e riaperte due volte prima dell’archiviazione del 2010: nel decreto firmato dall’allora gip di Teramo, Guendalina Buccella, si legge che “quanto all’ipotizzata rapina gli accertamenti davano esito negativo, non potendo poi, trascurare, il significato del successivo rinvenimento della cospicua somma di denaro che l’avvocato aveva riscosso il pomeriggio dell’omicidio”.
Anche per i cinque sospettati, tre marsicani e due teramani, ci fu l’archiviazione: in riferimento ai primi tre le indagini hanno consentito di “escludere la loro presenza nella zona di Nereto in epoca compatibile con il delitto, di apprezzare l’incompatibilità dell’ascia rinvenuta nella loro abitazione con quella utilizzata nella villetta di Nereto e di accertare che le impronte dei tre non corrispondono a quelle trovate nella casa dei Masi”.
A complicare le indagini ci fu anche la figura di Massimo Bosco – disoccupato poi deceduto ad Arezzo nel 2013 – all’epoca dei fatti residente in Val Vibrata, che si era autoaccusato di essere il responsabile, insieme ad altre due persone, dell’omicidio: non fu creduto e venne condannato a due anni e dieci mesi per calunnia..