Sant’Omero. Una precisazione, che è anche un’articolata ricostruzione degli accadimenti in ordine ad un alloggio, a Poggio Morello, che aveva generato, nelle scorse settimane, un nostro articolo sulla questione legata all’emergenza abitativa.
I proprietari dell’immobile, ora sgomberato dopo l’esecuzione dello sfratto, attraverso il legale di figudica, vogliono precisare alcuni aspetti.
La replica. “In primo luogo l’originario conduttore dell’immobile sito a Poggio Morello in uno alla sua famiglia, a cui fa riferimento l’articolo, è stato sottoposto a sfratto per morosità con provvedimento reso dal Tribunale Civile di Teramo il 01.07.2024, non avendo provveduto ingiustificatamente al pagamento del canone di locazione in favore dei locatori per un anno, pur beneficiando di idonei sussidi elargiti all’uopo dall’amministrazione comunale e regionale al 100% nell’anno 2023 ed al 75% nell’anno 2024.
In secondo luogo, il cespite di proprietà dei signori Piccioni viene definito nell’articolo testualmente: un ambiente malsano, inidoneo come casa fruibile, con eternit ancora presente in alcune coperture ed umidità che traspare da ogni muro”, tali affermazioni solo assolutamente false e lesive dei loro interessi, e tanto senza considerare l’indiscussa violazione della privacy commessa nel pubblicare in allegato all’articolo una foto dell’interno dell’abitazione senza il consenso dei proprietari.
Nel frattempo, si è registrato il rilascio spontaneo del cespite da parte della famiglia occupante senza titolo il 05.11.2024, specificando che l’immobile riconsegnato, al momento della locazione era assolutamente idoneo all’uso abitativo, mentre all’atto della riconsegna lo stesso è paragonabile, senza tema di smentita, ad una “pubblica latrina” o forse peggio, con bustine di veleno per topi sparse per case, pareti ammuffite, ingiallite, deiezioni di animali incrostate per terra, completa distruzione del forno e del lavello, mobilio ricoperto di grasso e quant’altro risulta dai rilievi fotografici. I danni subiti dal cespite sono stimabili in almeno 20mila euro, e ciò per rimetterlo in condizioni salubri ed abitabili, al fine di venderlo o darlo nuovamente in locazione, senza contare il danno derivante dal certo mancato recupero di tale importi e dei canoni impagati per un anno nei confronti del responsabile”.