Giulianova, la famiglia in Europa: al convegno il ministro Roccella VIDEO
Inziativa della Diocesi alla Piccola Opera Charitas
Promosso dalla Diocesi di Teramo- Atri, dalla Federazione delle associazioni delle Famiglie cattoliche in Europa ( Fafce), dall’ Ufficio Nazionale della Pastorale familiare e dalla Conferenza Episcopale d’Abruzzo e Molise, si è tenuto oggi il Convegno Internazionale “La famiglia in Europa tra crisi e progettualità”.
Al centro del dibattito, le prospettive sociali, culturali e antropologiche dentro cui è destinato e muoversi e ad essere ripensato il tessuto familiare negli anni post pandemici.
Hanno aperto i lavori il saluto del Vescovo di Teramo-Atri Monsignor Lorenzo Leuzzi, del Presidente della Fondazione Piccola Opera Domenico Rega e del Sindaco di Giulianova Jwan Costantini che, ringraziando gli organizzatori e gli intervenuti, ha avuto parole di particolare attenzione per gli operatori della Piccola Opera Charitas, che al Convegno non ha solo offerto gli spazi, ma ha fornito una cornice umana e spirituale preziosa, quella della solidarietà elevata a sistema di vita, a proposta umana prima che socio-sanitaria.
Erano presenti in sala il Questore di Teramo Carmine Soriente, il Vicario del Prefetto di Teramo Alberto Di Gaetano, il Colonnello Carmelo Grasso, i Comandanti della Compagnia e della Stazione Carabinieri di Giulianova, rispettivamente il Capitano Nicolò Morandi ed il Luogotenente Angelo Varletta.
Anna e Dionisio Ulissi, coniugi responsabili della Pastorale Familiare, hanno curato l’intervento d’apertura. Dopo di loro, Vincenzo Bassi, Presidente di Fafce, ha relazionato sull’importanza della rete familiare in una visione di crescita spirituale e di gestione delle politiche sociali europee.
Attorno alle 11, l’atteso arrivo del Ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità Eugenia Maria Roccella.
Il Ministro, prima di intervenire ai lavori del convegno, ha risposto alle domande dei giornalisti.
L’ Onorevole ha sottolineato come l’attuale Governo attribuisca enorme importanza alla famiglia e al ruolo che essa riveste nella formazione delle giovani generazioni e nella stabilità del sistema sociale. Non è un caso, infatti, se la manovra di bilancio ha previsto investimenti per un miliardo di euro destinati a salvaguardare il benessere delle famiglie, a sostenerne le spese, a proteggerne gli equilibri relazionali ed anche economici. Gli interventi principali messi in atto intendono incoraggiare la natalità e mirano a fronteggiare efficacemente le sostanziali difficoltà che appesantiscono il quotidiano di milioni di coppie. La famiglia, tanto forte da dover farsi carico di responsabilità cruciali, eppure così fragile sotto molteplici punti di vista. Su questa contraddizione il Governo Meloni ha deciso di intervenire, e lo sta facendo in forme non astratte ma tangibili, con misure destinate a porre la famiglia al centro delle strategie di governo e, di rimando, delle scelte amministrative locali.
Collettivo Malelingue e Campetto Occupato. Una ministra che si è dichiarata femminista ma che afferma, tronfia, che la famiglia è solo quella eteronormata, formata da mamma e papà e, possibilmente, con almeno due figliə per essere in linea con le politiche emergenziali di natalità.
Da questo consegue che non tutti i genitori possono riconoscere i propriə figliə, lasciando migliaia di bambini senza tutele.
La ministra, esponente di un governo tra i più repressivi, omofobi, razzisti, machisti, violenti – in una parola fascisti – degli ultimi tempi, in uno Stato che, sulla carta, dovrebbe essere laico, non risparmia la sua presenza a questi summit di fanatici religiosi.
A questo segue tutto un corollario di questioni da loro propugnate, dal diritto all’aborto, sempre più minato, all’abominevole cimitero dei feti, proposto dall’assessore regionale Verí.
Non una parola sulla salute delle donne. Non una parola sulle migliaia di tagli alla sanità, che hanno esautorato il ruolo dei consultori sui territori; meglio parlare di seppellire feti oppure, meglio, demonizzare la RU486, spacciandola per veleno, ostacolandone l’utilizzo.
Noi non possiamo non esprimerci, perché queste idee vanno a violare un diritto fondamentale, cioè quello di autodeterminarci.
Chi pensa che la salute riproduttiva, il benessere e l’autodeterminazione di ciascunə siano un terreno negoziabile, si sbaglia di grosso.
Non arretreremo di un passo! La nostra rabbia è grande!