Incidente Mosciano, “Da Amadori nessuno stop alla produzione?”
Striscione davanti l'azienda da parte della Casa del Popolo
“Domenica sera all’Amadori è morto un lavoratore di 66 anni schiacciato da un tir, durante le operazioni di carico e scarico merce. Una tragedia. L’ennesima tragedia”.
A dirlo la Casa del Popolo di Teramo.
“Dopo il ragazzo morto sui tralicci dell’ Enel proprio nella nostra città, dopo le morti bianche avvenute sulle ferrovie Trenitalia e dopo l’ennesima strage avvenuta recentemente nel cantiere Esselunga di Firenze, la morte dell’operaio presso lo stabilimento Amadori va ad aggiungersi a questa macabra lista di morti sul lavoro. Uno stillicidio quotidiano che avviene a causa dei subappalti selvaggi, del non rispetto delle normative sulla sicurezza del lavoro, per incuria, o semplicemente per velocizzare le operazioni di lavoro, ridurre i tempi, aumentare la produttività. La corsa di troppi ormai sta arrivando ad un punto di non ritorno ovvero quello di morire per lavorare. Questo avviene nella totale indifferenza di questa società malata. Se consideriamo tutto questo come normale, se non ci indigniamo di fronte a tutto ciò, se le nostre vite continuano a scorrere tranquille di fronte alla morte di chi lavora per sopravvivere, allora siamo anche noi complici di tutto questo”.
E ancora: “Magari in questo caso è stato un tragico incidente o magari no, o magari quella morte poteva essere evitata con dei ritmi di lavoro diversi, non siamo noi a poterlo dire, ma una cosa la sappiamo, questa è l’ennesima morte sul lavoro che cadrà nell’oblio. Eccetto qualche comunicato di circostanza da parte dell’azienda Amadori, non un minuto di silenzio, non mezza giornata di stop alla produzione. Di questo non ci stupiamo, il Capitale non perde tempo con i sentimentalismi, ma deve produrre ogni giorno di più. Ma una cosa a noi che ci lavoriamo nelle maglie del capitale ci è ancora rimasta: la dignità. Se riuscissimo a ritrovare da qualche parte un po’ di rabbia sotto alla rassegnazione, una cosa possiamo ancora farla: non essere indifferenti, ma unirci, indignarci e lottare”.