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Teramo

Martinsicuro, piano emergenza laboratori: Viola e Lattanzi chiedono integrazioni

Si richiede una delibera da approvare in consiglio comunale

Le consigliere comunali di Martinsicuro, Simona Lattanzi e Marta Viola, hanno protocollato, nella giornata odierna, una richiesta di delibera di consiglio con la quale esprimere integrazioni al Piano Emergenza Esterno (PEE) dei Laboratori dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare del Gran Sasso, elaborato dalle Prefetture di L’Aquila/Teramo, che è stato pubblicato ufficialmente per essere sottoposto ad osservazioni e migliorie da parte di Enti Pubblici, Associazioni, ma anche dai cittadini.

“Nel complesso riteniamo che il Piano sia un grande passo avanti nella gestione del rischio che i Laboratori, purtroppo, rappresentano, ma poniamo l’attenzione su alcuni importantissimi aspetti che risultano manchevoli”, si legge un una nota.
“Nel PEE, ad esempio, non troviamo nessun tipo di indicazioni di sicurezza per ciò che riguarda la fase successiva ad una contaminazione dell’acqua di tutta la vallata, causata da eventuali sversamenti di sostanze liquide pericolose per la salute umana. Circa 700.000 persone non potrebbero più usare in nessun modo l’acqua, neanche per lavarsi o annaffiare.

Cosa accadrebbe? Bisogna prevedere delle azioni concrete da mettere in campo per un approvvigionamento d’emergenza di cui è difficile prevedere anche la durata.
Definire i termini specifici di quali azioni intraprendere sarà una fase successiva e che sarà di competenza degli Uffici preposti.

Al Consiglio Comunale chiediamo solamente di esprimere all’unanimità un documento integrativo, come espressamente richiesto dalle Prefetture, per assicurare che una tragica eventualità di tale portata, come già accaduto in precedenza, abbia effetti meno disastrosi possibile sulla salute pubblica, ma anche sulla quantità e qualità dell’acqua. In effetti alcuni anni fa, uno sversamento, anche se di modesta portata, ha causato il sequestro di una sorgente dell’acquifero profondo, che ci fa perdere circa 80 litri di acqua al secondo, perché non utilizzabili per uso umano e che quindi scaricati nel fiume Mavone”.

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