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Teramo

Riconfinamento zona del Borsacchio: nuovo sollecito

Nel corso degli anni il comitato Borsacchio prima, e dopo le Guide del Borsacchio, hanno presentato diverse richieste per riprendere i lavori, fermi nel tratto della riserva da decenni, di riconfinazione della linea di costa.

 

Il paradosso che si è generato in questi lunghi anni è che nella realtà l’area è una spiaggia ma per la burocrazia un terreno. Anzi lo stesso mare, per la burocrazia, è terreno. La linea di costa è ferma a un’epoca in cui dove oggi c’è il mare c’erano vigneti. Viene quasi da sorridere ma, tecnicamente, nella Riserva Borsacchio abbiamo i primi terreni agricoli subacquei della storia.

I lavori furono avviati ma interrotti. Ed è ora che questo paradosso venga sanato. Sia per iniziare un’attività di tutela della costa e di rinaturalizzazione come prevede una Riserva, dall’altro è necessario per gli stessi proprietari che si trovano oneri per terreni non coltivabili, non irrigui ed in alcuni casi perfino sommersi.

L’avvocato incaricato Fabio Celommi ha inviato una formale nota all’ufficio del demanio marittimo per chiedere di far ripartire i lavori di riconfinazione.

Ricordiamo che per il C.N. Art. 28 – Fanno parte del demanio marittimo: il lido, la spiaggia, i porti, le rade e che secondo il combinato disposto degli artt. 822 c.c. e 28 cod. nav., fanno parte del demanio marittimo il lido e la spiaggia e le aree normalmente coperte delle mareggiate e la striscia di terra che si estende eventualmente tra il lido e l’entroterra.

Per molti può sembrare un tecnicismo in realtà è uno dei principali problemi di convivenza e di conflitto. In questa situazione confusa anche le attribuzioni e le competenze si mischiano e le pratiche e procedura rallentano o addirittura si fermano.

Pensiamo alla famosa casa verde che cittadini e turisti lamentano per la pericolisità. Giustamente il propietario difende il suo bene, giustamente il pubblico chiede la messa in sicurezza e/o demolizione. Ed inizia così un dibattito fra parti, anche con ricorsi al TAR, che alla fine porta nessuna delle due parti (pubblico e privato) a una soluzione ne a favore di uno ne dell’altro e la situazione di pericolo permane.

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