Riserva del Borasacchio, Di Matteo e Febbo: ecco come stanno le cose
Nota dei due comsiglieri regionali
In una lunga nota i consiglieri regionali Emiliano Di Matteo e Mauro Febbo (Forza Italia) spiegano nel dettaglio tutti i passaggi legati all’emendamento che ha ridotto lo sviluppo della Roserva del Borsacchio. Nota che parte dalle origini: dal 2005, sempre di notte, e sempre sui banchi dell’Emiciclo.
“La Riserva del Borsacchio da 1.100 ettari è stata istituita con un emendamento del consigliere Orlando in Prima Commissione e poi in Consiglio regionale in una notte del 2005, Governo Del Turco, un emendamento neanche denominato ma indicato solo con un numero, in modo da rendere difficile la sua identificazione. Quell’emendamento scellerato è diventato il flagello delle piccole e medie aziende agricole della zona, e comunque in 18 anni non ha determinato la nascita della Riserva. Con l’approvazione della finanziaria il Consiglio regionale governo Marsilio ha ripristinato la vera riserva originaria da 30 ettari, tutelando la fascia costiera di pregio, restituendo dignità al comparto agricolo, senza aprire le porte alla cementificazione, visto che comunque la disciplina urbanistica fa capo al Comune di Roseto. E la bontà di tale operazione è certificata proprio dai consiglieri regionali del Pd e dell’opposizione che in aula si sono astenuti, ma non hanno votato contro”. Lo hanno ribadito i consiglieri regionali di Forza Italia Mauro Febbo, capogruppo, ed Emiliano Di Matteo, primo firmatario dell’emendamento sul Borsacchio.
“Sembra evidente come il Pd con il Segretario regionale Marinelli stia solo cercando di strumentalizzare in termini politici la vicenda inerente alla riperimetrazione della riserva del Borsacchio – ha sottolineato il consigliere Di Matteo -, anche per assenza di altre argomentazioni serie sul bilancio: l’approvazione di un’intera finanziaria si sta riconducendo a un solo emendamento ed è la prova provata che Pd non ha altri argomenti per una campagna elettorale in cui sarà costretta a certificare i cinque anni di buon governo del centrodestra e la povertà dell’alternativa politica costruita, edificata sul castello di cartapesta di un’accozzaglia di liste, disorganizzate e in eterno disaccordo, tanto che i consiglieri cinquestelle rimarcano ogni giorno la propria distanza dal Pd ripercorrendo la serrata opposizione condotta contro il governo di Luciano D’Alfonso salvo poi mettersi insieme per disperazione e tentare la scalata a Palazzo dell’Emiciclo.
A loro va il nostro invito a non illudersi di tornare al governo della Regione Abruzzo, continueranno a restare all’opposizione dove anche la vicenda del Borsacchio giustamente li confina, e per un segretario regionale come Marinelli è grave che sia tanto impreparato nella ricostruzione della vicenda del Borsacchio. E allora gli ricordiamo pochi ma fondamentali dettagli”. “Nel 2005 nella sessione di bilancio, durante il Consiglio, in Prima Commissione – ha ripercorso il capogruppo Febbo -, il consigliere Orlando, esponente di Rifondazione Comunista, presentò un primo emendamento che prevedeva per la Riserva del Borsacchio una superficie di 35 ettari.
L’emendamento fu bocciato e subito dopo lo stesso consigliere Orlando ha ripresentato ancora in Commissione bilancio l’emendamento e chiaramente quella volta è stato approvato ma con una superficie molto superiore, addirittura salita a 1.100 ettari. Un’operazione avvenuta nel silenzio totale perché all’epoca non veniva letto il titolo dell’emendamento presentato, emendamento indicato con un numero, come risulta nel verbale della Commissione. Oggi invece il Presidente Sospiri enuncia chiaramente la denominazione dell’emendamento, dunque nell’ultima seduta tutti i consiglieri presenti erano consapevoli che il documento presentato proponeva la riperimetrazione dell’area della Riserva del Borsacchio e infatti non hanno bocciato la proposta, si sono limitati a un’astensione politica che esprime chiaramente la loro posizione nel merito. Nel 2005 si giustificò la scelta con il presunto intento di proteggere l’area dalle presunte speculazioni di un gruppo imprenditoriale e non certo per la tutela della biodiversità. Fatto sta che gli effetti sono stati disastrosi – hanno proseguito Febbo e Di Matteo -: innanzitutto quando nel 2005 la riserva venne ingigantita, lo studio a monte dell’operazione e la relativa istruttoria erano stati realizzati per soli 30 ettari, ovvero gli spazi realmente di pregio e non antropizzati, dunque evidentemente erano inadeguati alle nuove dimensioni.
E infatti quella riserva ha solo ingessato un intero territorio, ma lo stesso Pd non è mai riuscito a farla partire, e in 18 anni non ha mai neanche approvato il Piano di Assetto Naturalistico, lo stesso Pd che da sempre governa il Comune di Roseto. La riduzione della Riserva ci riporta a dimensioni realistiche, che vanno a tutelare la fascia costiera, ovvero quella realmente di pregio, lasciando fuori la Statale, i 3 distributori di benzina, le 3 discariche, e soprattutto restituirà dignità e pari opportunità agli agricoltori, alle loro aziende e alle colline che continueranno ad avere una vocazione agricola, non ci saranno interventi edilizi, ma finalmente quei piccoli imprenditori potranno cominciare a gestire in modo moderno le proprie aziende, possibilità che sino a oggi è stata loro inibita, così come accaduto ai proprietari delle strutture ricettive dell’area e che ora potranno fare i normali interventi manutentivi sino a oggi impossibili.
La nuova riperimetrazione non consentirà alcuna speculazione visto che la materia urbanistica è comunque in capo al Comune di Roseto e c’è sempre un Piano Paesaggistico che impone regole stringenti, piuttosto il centrodestra vuole fare del Borsacchio una vera riserva come abbiamo fatto a Pineto con l’area marina protetta, piuttosto sfidiamo il segretario Marinelli ad avere il coraggio, ora, di mettersi a lavorare per stilare il Pan e dare finalmente vita all’area di pregio protetta”.
Maristella Urbini (Forza Italia Roseto). Ciò che ha determinato la riperimetrazione della riserva è stata sicuramente la scarsa attenzione della politica locale alle continue richieste degli agricoltori trovatisi – in una notte del 2005 – dentro una riserva naturale – con
tutte le conseguenze del caso. Com’è noto, la richiesta di istituzione di una riserva nella zona del Borsacchio comprendeva circa 30 ettari di territorio, tutti dislocati nella zona di mare, ubicata tra il comune di Roseto e quello di Giulianova, fino al quartiere dell’Annunziata; conseguentemente, la relazione accompagnatoria, prendeva in considerazione solo il menzionato habitat.
In sede di approvazione della legge istitutiva della riserva, con un emendamento giunto all’ultimo momento, la sinistra riuscì ad estendere l’area dai 30 ettari richiesti a 1.100 ettari facendovi rientrare la retrostante
zona collinare; il tutto, senza uno studio di fattibilità e senza individuare specie da proteggere, biodiversità e/o ecosistemi, con l’impegno a redigere il piano di assetto naturalistico (PAN) entro 90 giorni.
La giunta Di Buonaventura, in carica all’epoca, fu inadempiente. Doveva insediarsi la giunta di centro destra (2011/2016) affinché fosse dato incarico ad un tecnico per redigere il PAN (previa composizione di un
contenzioso con gli eredi il defunto arch. Nigro che se ne stava già occupando); solo nel 2020 (dopo ben 15 anni dalla legge istitutiva della riserva) il PAN veniva ultimato e presentato alla giunta Di Girolamo, approvato in Consiglio comunale e pubblicato sul BURAT Ordinario della Regione Abruzzo al n. 23 del 23.06.2021.
Raccolte le osservazioni, nel 2021 – sotto la nuova amministrazione guidata da Nugnes – la riserva era tornata nel dimenticatoio dove è rimasta fino al Consiglio Regionale del 29.12.2023 in cui è stata riperimetrata. Ciò, perché
il sindaco Nugnes non ha mai portato in discussione in Consiglio comunale le Osservazioni pervenute dai portatori d’interesse, bloccando il già lento iter procedurale che avrebbe dovuto avviare (finalmente) la riserva.
Non vi è chi non veda – nei fatti esposti – le responsabilità politiche dell’amministrazione in carica e la giusta determinazione della Regione Abruzzo nella riperimetrazione; la decisione ha finalmente restituito alle
aziende agricole rosetane la possibilità di sviluppare le proprie potenzialità senza più i vincoli della riserva. Il vigente piano paesaggistico, ben conosciuto dagli ambientalisti, preserverà l’area collinare dagli abusi
paventati dai fomentatori delle contestazioni.
Ciò non toglie che l’estensione della riserva possa essere rivista, previa individuazione di flora o fauna meritevoli di protezione, anche con la benedizione degli agricoltori (da sempre favorevoli alla tutela dell’ambiente
del quale sono i primi custodi). Ma, se c’è un parte “colpevole” nella vicenda, quella è sicuramente l’amministrazione che oggi guida la città – e il partito politico che la ispira perchè, piuttosto che accelerare l’avvio della riserva, per la soluzione dei problemi (di agricoltori e ambientalisti), ha lasciato nel cassetto i sogni e le speranze di tanti cittadini dell’una e dell’altra parte; e non si dica “non siamo stati sentiti” – perchè inutile
sarebbe stato un ulteriore richiamo all’ordine. La Regione Abruzzo ha giustamente recepito il disinteresse verso la riserva e non ha fatto altro che adeguare la norma alla realtà: la riserva non è stata cancellata,
semplicemente perchè non è mai esistita.