Scontri Giulianova-Teramo: “Accanimento contro chi non può neanche più lavorare”
La nota dei "Sedici Gradoni": chi è ai domiciliari non può recarsi a lavoro
“Siamo sempre stati consapevoli di ciò a cui andiamo incontro vivendo come viviamo, noi abbiamo sempre pagato il nostro modo di essere e pagheremo anche questa volta certi di non avere alcuno sconto da chi vorrebbe che fossimo altro rispetto a ciò che siamo”.
Inizia così la nota dei Sedici Gradoni, gruppo organizzato della tifoseria del Teramo.
“Se sentiamo il dovere di scrivere queste righe e’ per denunciare una situazione che ha del paradossale, che non ha nulla a che vedere con il pagare ciò che avremmo commesso ma è più vicina a una forma di accanimento personale che mina le nostre stesse esistenze e viola i più elementari diritti garantiti costituzionalmente”.
E ancora: “Da venti giorni tre nostri fratelli sono posti agli arresti domiciliari e, nonostante non ci sia il rischio di alcun inquinamento di prove, considerando che uno di essi e’ totalmente incensurato, il processo è stato rinviato più volte, come se si dovesse decidere di un pacco postale e non della libertà di tre ragazzi. Non si capisce questo assurdo accanimento che può trovare spiegazione solo in un architettata vendetta che gli organi di polizia hanno messo su come risposta a quello che non è un giudizio sui fatti realmente accaduti quel giorno in via Cupa, ma che hanno l’unico interesse di dare una risposta allo sdegno mediatico che si è creato intorno a quei fatti, ingigantiti dall’esposizione mediatica che hanno avuto. L’incapacità dimostrata nei fatti dagli stessi organi di polizia nella gestione dell’ordine pubblico si deresponsabilizza totalmente agli occhi dell’opinione pubblica, scaricando le responsabilità su questi tre ragazzi la cui privazione della libertà viene sventolato come un atto punitivo e non come il normale svolgimento di un atto giudiziario”.
E ancora: “Ad avvalorare le nostre tesi su quello che sembra essere più un accanimento che un normale iter giudiziario è il fatto che agli stessi, pur essendo in regime di detenzione domiciliare, non viene concessa la possibilità di andare al lavoro con tutte le difficoltà economiche e morali che tale atto comporta, mettendo a rischio la loro sussistenza anche per il futuro. Esprimiamo piena solidarietà ai nostri ragazzi arrestati che pagano sulla loro pelle il modus operandi di un sistema che gioca con estrema disinvoltura con la libertà e i diritti delle persone”.