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Teramo

“Teramo ostaggio dei cantieri”: la denuncia di Rabbuffo

Il consigliere torna a sottolineare la problematica

”La nostra città, come si vede a colpo d’occhio, è diventata un cantiere: ristrutturazioni, ricostruzioni, asfalti, fermate d’autobus: non c’è più una sola via o un solo angolo che non sia interessata a lavori edili. Dovrebbe essere un bene, un segno di speranza, di rinascita, di rigenerazione; e invece… Invece tutto questo rappresenta, innanzitutto, un caos, una mancanza di programmazione, un’incapacità a gestire la città e, più in particolare, la noncuranza con cui si disattendono le date previsteper la fine lavori: l’ipogeo avrebbe dovuto essere riconsegnato da tempo, il Teatro comunale ha visto procrastinare l’inizio dei lavori per errori sconcertanti dell’amministrazione e così via”.

A dirlo il consigliere comunale della Lega, Berardo Rabbuffo.

“Uno degli esempi più eclatanti è largo dei Melatino: mesi di disagi e di inagibilità di uno dei luoghi cardine del nostro centro storico: i lavori avrebbero dovuto essere ultimati il 1° marzo e invece al momento non si vede nulla che lasci presagire il completamento dell’opera. Possibile che non si riesca mai a rispettare le scadenze previste? Possibile che si debba addirittura ” sforare” di mesi interi se non di anni? È parso di capire che nel cantiere di largo Melatino è stato necessario intervenire sulle condotte d’acqua, sui sottoservizi ecc. per cui i lavori di riqualificazione indicati nel cartello di cantiere sarebbero iniziati da poco, dopo mesi dalla chiusura della strada, ma da giorni non si vedono operai in cantiere. Invece in un posto del genere, si doveva lavorare anche di notte, con via S. Antonio chiusa e riservata ai gazebo dei bar, non è più garantito uno sbocco a corso Da Michetti, tanto che non funziona più nemmeno il varco e l’area pedonale di Corso Cerulli”.

”Dire che questo è sconcertante è un eufemismo: possibile che tutto ciò non fosse noto o preventivabile? Possibile che deliberare il rifacimento e la riqualificazione di luoghi urbani nel cuore della città, luoghi a continuità di vita millenaria, luoghi che hanno nelle loro profondità stratificazioni secolari, ma anche semplicemente vecchie, non presupponga uno studio di fattibilità, un’ipotesi su quello che si potrebbe trovare e fare in corso d’opera? Possibile che l’esistenza di condotte idrauliche sia stata ignorata? E se, invece, le sotto canalizzazioni non c’entrassero nulla, come giustificare mesi e mesi (non settimane o giorni) di ritardo? Come giustificare il disagio immenso imposto ai residenti, ai passanti, alle attività commerciali? Come giustificare questa mancanza di rispetto dei cittadini, perché di questo si tratta? Ecco il punto: non si ha rispetto dei cittadini; si possono lasciare, questi poveri cittadini, senza teatro, senza spazi per la cultura (l’assessore Filipponi ci ha informato che nemmeno le strutture provvisorie ad hoc destinate potranno essere realizzate), senza strade, senza luoghi urbani praticabili. Si è fatto molto in fretta a smantellare, per esempio il museo del Gatto per sedicenti, immediati lavori a casa Urbani e dopo più di un anno nulla si è mosso ma, intanto, si è sottratto alla comunità un altro spazio culturale. Dunque quel che accade a largo Melatino segue il solito copione: intanto si chiude, si smantella, si disfa: poi, se mai, si vedrà”.

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