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Teramo

Teramo, cogestione regionale della biblioteca? La Marroni è contraria

lOCATELLI

Il 19 febbraio su un quotidiano locale è stato pubblicato un interessante articolo relativo al progetto di cogestione della Biblioteca “Melchiorre Delfico” da parte sia della Regione Abruzzo, che ne è proprietaria, e sia del Comune di Teramo, che vorrebbe ampliarne gli orari di apertura e i servizi alla cittadinanza per il tramite di investimenti e di personale comunale da utilizzare per l’accordo istituzionale.

 

Una simile ipotesi mi trova radicalmente contraria perché Teramo non può pensare se stessa come un piccolo Comune, bensì deve ambire ad essere Capoluogo di Provincia, nonché città universitaria. E mi spiego.

È noto che la Regione Abruzzo, Ente Pubblico della consistenza di circa 2.000 dipendenti (escluso il comparto sanitario), allochi la maggior parte delle proprie risorse di personale e di servizi nelle città di Pescara e di L’Aquila, lasciando le briciole agli altri due capoluoghi di provincia. Ne discende che è certamente auspicabile (ed anzi doveroso) che la Biblioteca Delfico ampli gli orari di apertura pomeridiani e pure i servizi alla collettività, ma ciò deve essere preteso a cura e spese della Regione stessa, non già con l’ausilio sostanzioso del Comune di Teramo.

E mi spingo oltre. A Teramo insiste l’Archivio di Stato che è un Ente alle dipendenze del Ministero della Cultura e che, come la Delfico, è chiuso il sabato, la domenica e i pomeriggi dispari, risultando aperto al pubblico solo nelle mattinate feriali e il martedì e giovedì pomeriggio fino alle ore 17,00 nella propria sala di studio e lettura. Anche questo Ente, sempre a spese e cura dello Stato che ne è proprietario, dovrebbe ampliare la fruibilità e i servizi al pubblico.

Ma non basta. Il Comune di Teramo, proprio perché non è una frazione e né un piccolo Comune montano, deve istituire anch’esso una propria biblioteca, al pari della Provincia di Teramo (che da dieci anni è orfana della Delfico che è stata appunto regionalizzata). Sia il Comune e sia la Provincia (che ha già in merito un proprio ambizioso progetto in itinere) devono poi modulare i servizi e gli orari in maniera da servire doviziosamente la cittadinanza, sia con permanenti aperture festive e sia con diffuse aperture serali, almeno fino alla mezzanotte.

Lo stesso deve avvenire con la biblioteca dell’Università di Teramo, che si trova nella sede centrale di Colleparco, e anche l’ADSU dovrebbe aprire una biblioteca in centro storico presso la realizzanda Residenza Universitaria di Viale Crucioli, così come il progetto di espansione universitaria nell’ex Manicomio deve prevedere una apposita biblioteca.

In quest’ottica la città avrebbe un sistema integrato di biblioteche che funga da attrattore, da diffusore culturale, da diversificatore di contenuti (con biblioteche specialistiche di settore, dall’arte alla scienza, dall’abruzzesistica alla giurisprudenza), da centro di socializzazione e anche da alternativa per i giovani all’eccessiva permanenza presso i bar (cosa che viene sempre esecrata, senza però che si forniscano vere alternative ai locali di consumo).

In tal senso proprio il 19 febbraio, mentre usciva questa notizia sulla stampa locale, il Parlamento convertiva in Legge il Decreto Cultura n. 201/2024 (promosso dal Ministro Alessandro Giuli) che prevede incentivi per Librerie, Cinema, Biblioteche e Cooperazione culturale. In particolare, è stato istituito un apposito fondo statale pluriennale per l’apertura e la valorizzazione delle biblioteche, anche scolastiche e per bambini, nonché per la digitalizzazione del patrimonio librario e l’alfabetizzazione digitale attraverso le biblioteche.

Non credo di dover rammentare quanto il numero e la qualità delle biblioteche siano evidenti indicatori di civiltà e di evoluzione culturale per una città e per un intero territorio.

Il Sindaco si impegni in questo senso, usufruendo anche delle novità normative messe in esercizio dal Legislatore, e inizi a pensare in grande se vuole che Teramo diventi grande.

 

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