“A Teramo 700 famiglie aspettano ancora la ricostruzione delle loro case”
Sabato manifestazione sotto la sede del Municipio per il diritto alla casa e sull'emergenza abitativa
“La città di Teramo si trova di fronte a una drammatica emergenza abitativa che continua a peggiorare a causa dell’inadeguatezza delle politiche sia nazionali che locali. I ritardi nell’assegnazione delle case popolari e l’assenza di soluzioni temporanee come alloggi di emergenza e dormitori stanno aggravando una situazione già critica. La classe politica, invece di facilitare l’accesso a un diritto fondamentale come quello alla casa, ad oggi ne diventa l’ostacolo principale”.
A dirlo la Casa del Popolo di Teramo che organizza per sabato alle 18, sotto la sede del Comune, una manifestazione sul diritto alla casa.
“Se la sicurezza di un tetto sopra la testa dovrebbe essere una certezza per tutti, per un numero crescente di persone, in città, questa certezza è diventata oramai un miraggio. Sappiamo tutti che cinquanta alloggi popolari a via Longo potrebbero garantire una pur minima sicurezza ad altrettante famiglie, costrette altrimenti a vivere nell’incertezza e nella precarietà. Renderli di nuovo agibili a nostro avviso è una priorità. Passerelle e promesse mai mantenute stanno allungano solamente i tempi biblici di una sistema macchinoso che già abbiamo testato per la riapertura dei bandi per le case popolari. Attesa che, a fronte di quasi duecento domande (quasi duecento famiglie), garantirà la risposta solo ad una quarantina di nuclei. Risposta del tutto inadeguata, ottenuta, tuttavia, grazie alla nostra lotta all’Ater e quindi contro la Regione. E dal Comune? La nostra richiesta è semplice e urgente: i lavori di ristrutturazione degli alloggi di Via Longo devono essere avviati immediatamente per restituire dignità a chi è stato costretto a vivere in edifici fatiscenti”.
“Per vedere un’altra faccia di questo problema incancrenito basti pensare al terremoto del 2016: ad oggi circa 700 famiglie aspettano ancora la ricostruzione delle loro case. A quasi otto anni dal sisma, i lavori, sopratutto delle case popolari, sono vergognosamente fermi a causa dell’incuranza dei vari governi e amministrazioni che si sono succedute. La recente modifica al Contributo di Autonoma Sistemazione (CAS), che ora è riservato solo ai proprietari e non più agli affittuari, ha escluso molte famiglie vulnerabili dall’assistenza, rendendo la crisi abitativa ancora più feroce. Se a tutto questo si aggiunge la necessità di un dormitorio comunale, dovrebbe essere pacifico arrivare alla conclusione che la crisi abitativa non si risolve solo con promesse di ristrutturazione, ma richiede un approccio sistemico, a 360 gradi”.
Per la Casa del Popolo, “L’emergenza abitativa non è solo una questione di numeri o di palazzi vuoti, ma una questione di dignità e rispetto per la vita umana. Il Comune deve farsi carico di chi, a causa di difficoltà economiche, non riesce più a sostenere il costo dell’affitto. È essenziale che vengano istituiti fondi comunali dedicati a sostenere queste famiglie, per garantire che nessuno debba scegliere tra nutrirsi e avere un tetto sopra la testa. È inoltre inaccettabile che in questo scenario esistano immobili di proprietà vuoti o inutilizzati mentre il numero di persone senza dimora continua a crescere. Questi spazi devono messi a disposizione di chi ne ha bisogno, allo stesso tempo, è urgente rimodulare i canoni di locazione, rendendoli equi e accessibili a tutti e tutte. La costruzione di un dormitorio comunale è una necessità improrogabile per offrire un riparo sicuro ai migranti che, in fuga da situazioni disperate,si trovano nella condizione di dormire per strada. La gestione del patrimonio immobiliare comunale e ATER deve diventare più efficiente e trasparente: una mappatura completa e dettagliata degli immobili pubblici permetterebbe di gestirli al meglio evitando che case abbandonate restino vuote mentre cresce la necessità di alloggi popolari”.
È in fase di completamento il murales a Teramo di via Po.