Torano Nuovo. Un maldestro tentativo di screditare il sindaco attraverso un comunicato che fornisce false e tendenziose rappresentazioni della realtà.
Anna Ciammariconi, sindaca di Torano Nuovo, replica alle accuse snocciolate dalla minoranza e lo fa analizzando i vari punti, partendo dalla questione delle indennità.
“Occorre anzitutto osservare come i consiglieri di minoranza abbiano già avuto risposta chiarificatrice acquisendo – se non la piena comprensione di aspetti tecnici – almeno la sicura notizia che la questione relativa all’indennità del Sindaco (o, più correttamente, alla quota di “incremento” dell’indennità di funzione) fosse stata affrontata e decisa ben prima delle elezioni e non già successivamente e con effetti retroattivi (al riguardo, ho ricordato alla minoranza la mia nota protocollata in aprile 2023, tant’è che la relativa variazione di bilancio è stata adottata in Consiglio ben prima delle sedute di avvio della nuova consiliatura)”, scrive la sindaca nella replica.
Presentare, dunque, la vicenda come una sorta di inganno agli elettori (“passata la festa…”), denuncia la disonestà intellettuale di coloro che così l’hanno servita, al solo fine di tentare di procacciarsi qualche consenso.
Ad ogni buon conto, reputo opportuno replicare non già per dare seguito a sterili polemiche e mediocri insinuazioni, ma perché ritengo doveroso fare chiarezza sulle questioni per rispetto dei concittadini e della funzione che svolgo.
La normativa (e, in particolare, le misure adottate prima con il d.l. n. 124/2019, convertito con modificazioni dalla legge n. 157/2019 e, successivamente, con la legge n. 234/2021) ha previsto e finanziato con fondi statali – e non con aggravio sul bilancio comunale – un “incremento” delle indennità di funzione, tra gli altri, anche dei Sindaci dei Comuni delle Regioni a statuto ordinario in una misura percentuale, proporzionata alla popolazione, al trattamento economico complessivo dei Presidenti delle Regioni. Ciò al fine di ridurre lo squilibrio esistente tra l’indennità di funzione dei Sindaci di Comuni piccoli e quelle previste per i Comuni di medie e grandi dimensioni; risultato, questo, di un fattivo impegno dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) che è riuscita ad ottenere il superamento del diseguale trattamento tra amministratori di Enti locali di diversa dimensione, su cui – giova ricordarlo – gravano le medesime responsabilità e i medesimi obblighi di legge da osservare.
L’incremento in discorso – come precisato dal Ministero dell’Interno con commenti interpretativi della suddetta normativa (nota del 09/01/2023 Dipartimento per gli Affari interni e territoriali) – è soggetto a vincolo di destinazione (“con la conseguenza che qualsivoglia delibera che abbia inciso in senso riduttivo rispetto all’ammontare previsto dalla legislazione allora vigente, farà insorgere, in capo al comune, l’obbligo di procedere alla restituzione dell’intero contributo ricevuto”). In altri termini, nel caso di mancato utilizzo, vi sarebbe stato obbligo di restituzione allo Stato: l’incremento, infatti, non avrebbe potuto essere utilizzato ad altro scopo se non a quello del finanziamento dell’“incremento” dell’indennità di funzione del Sindaco, a differenza dell’“indennità di funzione” che è stata invece rinunciata per essere destinata, nella sua interezza, a coprire le spese per vari servizi dell’Ente. Su questo profilo, invito la minoranza a prestare maggiore attenzione nelle argomentazioni fornite – somme incluse – prima di muovere l’infondata accusa di “tradire la parola data ai cittadini, disattendere una promessa, e non mantenere un impegno”.
Rinunciare all’incremento dell’indennità, peraltro, avrebbe anche contraddetto nei fatti quella che ritengo essere stata una giusta battaglia condotta dai Sindaci e da Anci, finalizzata a ridimensionare lo squilibrio esistente tra Amministratori di Enti locali, riconoscendo pari dignità alla funzione che si è chiamati a svolgere.
Lo spirito di sacrificio, la propensione al servizio e l’amore per il proprio territorio connotano tutti i Sindaci d’Italia e l’indennità trova ragione nel consentire di sostenere l’impegno, spesso gravoso anche in termini economici, con dignità, rigore ed efficienza.
Il comunicato diffuso dalla minoranza contiene grossolane e fuorvianti informazioni anche a proposito della tariffa TARI: rappresentare il rigetto di un emendamento quale immotivato rifiuto a sostenere le famiglie con soggetti fragili denota spiccio populismo piuttosto che effettiva volontà di contribuire al buon andamento dell’amministrazione. È da sapere, infatti, che le tariffe sono elaborate nel rispetto del regolamento TARI, approvato in seduta di Consiglio del 29 febbraio 2024 (per inciso, qualcuno del gruppo di minoranza avrebbe potuto averne contezza, se solo avesse preso parte alla discussione ed approvazione dell’atto in questione). Il regolamento, peraltro, prevede misure di favore nei confronti di categorie deboli verso cui questa Amministrazione ha rivolto attenzione e inteso impegnarsi. Sono dunque sfuggiti alla minoranza sia i contenuti del regolamento sia la seduta di approvazione dello stesso, avventurandosi così nella presentazione di un emendamento inammissibile in sede di approvazione delle tariffe.
Da ultimo, quanto all’approvazione dell’assestamento di bilancio, spiace constatare la mancanza di consapevolezza della minoranza nel non saper distinguere l’avanzo dagli utili (quasi che i Consiglieri godano di dividendi!). In ogni caso, gli argomenti paiono contraddittori, se non propriamente frutto di avventate e superficiali conclusioni, poiché, per un verso, la minoranza “critica” l’Amministrazione per la sussistenza stessa dell’avanzo quale “sconsiderato” ed eccessivo risparmio e, per altro verso, interpreta l’impiego di parte dell’avanzo – in fase di assestamento del bilancio di previsione (a metà esercizio) – quale eccesso di spesa, anziché frutto, come è stato, di un atteggiamento prudenziale di codesta Amministrazione. “Per chiudere il cerchio”, pur a fronte di un’apparente volontà di fornire il dettaglio dei capitoli interessati dalle variazioni di bilancio, curiosa (casuale?) è l’omissione del riferimento alla variazione relativa ai fondi Covid dei Comuni – circa 37 mila euro – che l’Ente dovrà restituire allo Stato centrale per scelta dell’attuale Governo.