La terza tappa del tour virtuale delle zone della Champagne approda nella “zona dei bianchi”, la famosa COTE DES BLANCS in cui il vitigno chardonnay domina (95%); ed il restante 5%?
E’ costituito da pinot noir e meunier di zone di confine con la vicina vallèe de la Marne, poco considerate data l’enorme attenzione volta alle zone grand cru storiche site nel cuore della Cote des Blancs. Di conseguenza, coerentemente con il nostro modo di essere “carbonari” andremo ad assaggiare 3 grand cru blasonati, e due “intrusi” entrambi di zone di confine ma comunque facente parte della zona in oggetto. Situata a pochi km a sud d’Epernay, la Cote des Blancs si estende quasi in verticale verso sud e può contare su 3.313 ettari vitati suddivisi in 13 villaggi (6 grand cru e 7 premier cru) molti dei quali storici e “LIEUX DITS” come Chouilly, Cramant, Avize, Oger, Les Mesnil sur Oger scendendo da nord verso sud ma ci sono delle sottozone annesse come la Cote de Sezanne a sud-ovest ed i coteaux de Vitryats nel versante est verso la Lorena dove ci sono maison interessanti che coltivano uno chardonnay “diverso”, più “selvatico”.
Iniziamo con la zona grand cru più calda situata all’estremo nord della cote des blancs: Chouilly dove la Maison Albert Lebrun dal 1860 produce un brut grand cru dalla buona complessità ed eleganza anche con una buona struttura ma “figlio” di una zona in cui i vini maturano tanto facendo mancare il classico finale sapido a cui oramai ci siamo abituati! 6,87 il voto dei degustatori per un prodotto in vendita a 50 euro che è indubbiamente ben fatto ma che non ci ha emozionato! E’ sicuramente un prodotto adatto a “traghettare” molte anime dai metodi charmat o classici mal riusciti verso il più nobile champagne. Passiamo al secondo champagne scegliendo l’iter del dosaggio zuccherino, scendendo da 9 a 5 grammi per litro, spostandoci in una di quelle sottozone annesse nei pressi della cittadina di Vitry-en-Perthois all’estremo est dove Carole Haudot prosegue l’attività che fu del papà nei coteaux(colline vitate) de Vitryats dove lo chardonnay in funzione delle diverse sfumature del terreno si esprime attraverso note agrumate-mentolate su una matrice netta minerale. Il Carole Haudot grand cru ha una netta freschezza espressiva di questo terroir quasi sconosciuto; queste giovani realtà emergenti devono essere valorizzate in quanto non godono della stessa attenzione dei villaggi storici grand cru.
Come fare per “scovarli”? Semplice, bisogna assaggiare ed assaggiare dopo aver acquistato dagli importatori giusti, quelli che hanno uno staff che si intende di champagne e quindi dei cataloghi costruiti sui terroirs e non sull’etichetta od illogiche commerciali varie (come la Sun Import del pavese). A settembre scorso, ho acquistato una bella campionatura di champagne dalle etichette “sconosciute” basandomi sulla conoscenza acquisita in un bel viaggio in Champagne e, dopo attenti assaggi durati anche 5 giorni a bottiglia, ho scelto quelli più interessanti, che avessero qualcosa da raccontare. Il Carole Haudot extra brut è uno champagne “universale” che piace sia al super intenditore che al principiante per quelle note selvatiche e l’agrumato-sapido del finale. Costo di 58 euro in enoteca e voto ricevuto di 8,00! I sensi hanno vinto “sull’etichetta”. Con il terzo champagne torniamo in un villaggio grand cru il cui nome fa accapponare la pelle solo pronunciandolo: CRAMANT grand cru LIEU DIT! Il Tellier 100% chardonnay grand cru con dosaggio di 3 grammi per litro colpisce innanzitutto per la fattura dell’etichetta, volutamente imperfetta nella parte superiore e recante la scritta “vigneron paysan” (vignaiolo – contadino). Questo ci fa capire l’attaccamento alle “radici” di questi vignaioli infatti la vigna di proprietà (vigne de Mardu lieu dit) ha più di 30 anni di vita che ritroviamo in toto nel calice nonostante gli 8 mesi di barrique a cui è stato sottoposto. Potenza, complessità fanno di questo millesimato 2017 grand cru un prodotto in grado di dimostrare che anche un vitigno internazionale come lo chardonnay se “nutrito” a dovere dal terroir può esprimere forza in chiave elegante e persistente. Il costo di 80 euro è più che giustificato dal pedigree zonale e dal prodotto in sè. Voto dei degustatori 7,41.
Proseguiamo con le zone blasonate scendendo verso sud al villaggio di Les Mesnil Sur Oger in cui l’argilla del sottosuolo lascia spazio al gesso in una cornice di maggior escursione termica notturna con il risultato di ottenere vini più “croccanti” (secchi) e “gessosi” (sapidi). Il Michel Gonet (vigneron independant) grand cru Les Mesnil sur Oger nature millesimato 2015 dal costo di 70 euro in enoteca è un 100% chardonnay di ottimo livello che esprime al meglio il suo territorio; secco, sapido, schietto ed anche elegante, ha nella grana della bollicina il suo piccolo tallone d’achille (dopo aver saggiato la grana della bollicina del Carole Haudot tutto ti sembra più frizzante). Voto di 7,70 direi giusto. La serata dovrebbe concludersi dopo i 4 100% chardonnay data la zona ma ho proposto un altro champagne “fuori concorso” in quanto blend di 3 vitigni di zone di confine con i coteaux a sud d’Epernay ma comunque facenti parte della Cote des Blancs. Il Tellier (stesso produttore del terzo champagne in assaggio) “Les Massales” extra brut è un assemblaggio di chardonnay (55%), meunier (25%) e pinot noir (20%) provenienti da 3 villaggi situati all’estremo nord-ovest della Cote des Blancs, Moussy, Pierry, Chavot-Courcourt; il vino viene elevato 8 mesi in botti quindi messo in bottiglia con una leggera filtrazione per una spumantizzazione di 40 mesi.
Degustato come ultimo champagne specie dopo il secco e gessoso Gonet non ha avuto vita facile ma è riuscito a sorprenderci oltre che dimostrare la performance di quel 45% di vitigni a bacca rossa in una zona “bianca” al 95%. Il prezzo di 55 euro lo valorizza ancor di più rispetto ai precedenti infatti il voto dei degustatori è stato di 7,95 a soli 0,05 dal vincitore! Un intruso, una digressione sul tema che rischia di vincere su un lotto di concorrenti blasonatissimi, è una bella cosa che deve far riflettere il consumatore! Quindi, il vincitore che andrà a rappresentare la Cote des Blancs in finale è il Carole Haudot (bella favola di una vigneron recoltant cooperative di zona quasi emarginata) ma la sorpresa di serata è stato Les Massales che da “bastardo” in quanto non chardonnay in purezza, ha rischiato la vittoria. La zona prende 7,49 di punteggio medio collocandosi al secondo posto della classifica provvisoria guidata dalla vallèè de la Marne che guida anche la classifica del miglior rapporto prezzo qualità degli champagne assaggiati. La classifica del miglior tappo di sughero rimane al Saintot blanc de noirs. Alla prossima tappa…….la Vallèe de L’Ardre!
Stefano Grilli – ENOTECA SARAULLO – ANNO DOMINI 1966 – TORTORETO