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Teramo

Giornata per la Vita, con la Diocesi di Teramo-Atri si riflette sul ruolo della donna

Il documento finale firmato dai partecipanti

I responsabili delle Cliniche Universitarie Ostetrico – Ginecologiche dell’Italia Centrale, in occasione della 46 Giornata per la Vita, promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana, nel rinnovare una tradizione che si è sviluppata dall’inizio del terzo millennio, ormai consolidata da riunioni congiunte, hanno riflettuto sul tema di come accompagnare la maternità di fronte alle nuove sfide sociali e sanitarie.

“Tale riflessione appare doverosa nel momento più acuto del deficit demografico nel nostro territorio e delle difficoltà nella messa in campo di politiche e provvedimenti socio – sanitari adeguati al rilancio della maternità e della natalità come punto fondamentale di un nuovo umanesimo e di una nuova progettualità sociale del Paese. Il gruppo ritiene che occorra partire da una maggiore comprensione delle attuali condizioni del mondo femminile (sia di tipo culturale che sociale che hanno portato a indubbi progressi ma anche a notevoli contraddizioni) e a come queste si siano relazionate con la procreazione, modificandone significati e motivazioni. Un altro punto di analisi è che solo cambiamenti profondi e in positivo degli stili di vita possono portare di fatto ad una promozione reale della salute pre- e post-concezionale della donna migliorando indici anche apparentemente non modificabili quali, ad esempio, l’età del primo concepimento”.

Si prosegue nella nota: “Inoltre, proprio questo legame tra stili di vita, età avanzata e morbilità relative ha portato anche negli ultimi anni a una emersione di problematiche di salute poco presenti o inesistenti fino ad alcuni anni fa e a nuovi approcci diagnostici materno – fetali volti alla personalizzazione degli interventi di assistenza, cura e prevenzione. L’evento nascita, ormai spesso unico, richiede quindi oggi un ripensamento dei percorsi clinici assistenziali e di supporto e dall’altra una riorganizzazione della gestione clinica delle gravidanze da affidare agli ospedali come luoghi sicuri che debbono sempre piu’ diventare anche luoghi di accoglienza per lo sviluppo ottimale del rapporto madre – neonato fin dai primi momenti di vita del nascituro”.

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